Che ho fatto io per meritare questo?

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Che ho fatto io per meritare questo?

Disavventure di una donna delle pulizie madrilena (Maura) con un figlio spacciatore e uno omosessuale (14 e 12 anni rispettivamente), nonché un marito fedifrago (che ucciderà con un osso di prosciutto). Una sequenza di apertura quasi hard e un finale da melodramma per un Almodovar che contnua a puntare sul grottesco, abbastanza divertente ma girato alla meno peggio. Il regista interpreta il ruolo di cassiere. (Paolo Mereghetti)

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In un quartiere periferico di Madrid vive insoddisfatta e perennemente stanca Gloria, sposata ad Antonio, tassista egoista e prepotente, attratto morbosamente dal ricordo di un suo lontano soggiorno in Germania con Ingrid, una cantante tedesca con la quale ebbe una relazione. I due hanno due figli, Toni di 14 anni coinvolto nel traffico di eroina e Miguel più piccolo già preda di omosessuali. In casa vive anche la nonna, madre di Antonio con la mania dell’acqua frizzante e dei biscotti. Gloria è spesso disperata e sfiancata per il lavoro in casa e fuori come domestica poiché i soldi che le dà Antonio non bastano mai: ricorre sistematicamente alle anfetamine e ai consigli affettuosi e disinteressati dell’amica Cristal, una squillo che abita sul suo pianerottolo: Gloria è infelice, col marito non ha dialogo, con i figli non riesce ad essere una buona madre poiché essi hanno già la loro vita: il primo nei suoi affari illeciti e il secondo con i suoi “amici particolari”. La suocera irresponsabile non le è affatto d’aiuto. Accetta senza reagire un rapporto amoroso negli spogliatoi della palestra dove lavora e senza battere ciglio accetta che il figlio Miguel vada a vivere con un dentista omosessuale. Il marito Antonio che sa imitare qualsiasi scrittura, è convinto da uno scrittore fallito, Lucas Villalba, a falsificare la firma di Hitler in alcune fittizie memorie del dittatore che Ingrid gli procurerebbe. Farebbero tutti un buon affare: ma il piano di Lucas e sua moglie Patricia crolla quando Antonio dopo una lite con Gloria che lo colpisce alla testa cade e muore: anche Ingrid a Berlino si uccide. La situazione cambia improvvisamente: la suocera di Gloria e Toni decidono di partire per il paese; Cristal che vuole trasferirsi a Las Vegas intreccia intanto una strana relazione con Polo, un ispettore di polizia che indaga sulla morte di Antonio e che ha qualche problema sessuale. Gloria senza più anfetamine si sente persa e rimasta sola in casa pensa al suicidio. A salvarla però c’è una strana bambina vicina di casa, Vanessa, con poteri telecinetici e una madre isterica che si mantiene facendo la sarta dopo l’abbandono da parte del marito. A risolvere definitivamente la situazione di Gloria è il ritorno a casa di Miguel che ha deciso per il momento di troncare la sua condizione di “mantenuto”. (Cinematografo.it)

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‘Nel suo quarto film il regista della Mancha perviene ad un personale neo-realismo, senza pietismi ne vittimismi, che esalta invece l’umanita’ di una figura femminile votata all’infelicita’ (come del resto quasi tutti i personaggi Almodovariani) in una dimensione quotidiana dove la marginalita’ della periferia metropolitana, coi suoi alberi scheletrici, intesa come macrospazio di riferimento esterno, si riflette nel microcosmo familiare.’
Maurizio Fantoni Minella

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