Varie
Disponibile sul sito Queerframe.tv con sottotitoli in italiano.
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Nel cinema spagnolo ci sono registi con una carriera consolidata che però non riescono a sfondare nei circuiti internazionali. Salvador García Ruiz è un esempio di questa categoria. Dopo aver girato quattro film, García Ruiz ha dimostrato di essere un fedele adattatore di romanzi complessi: El otro barrio, di Elvira Lindo, Las voces de la noche, di Natalia Ginzburg, e Castillos de cartón, di Almudena Grandes. Curiosamente, si tratta di tre romanzi scritti da donne, che il regista è stato in grado di trasformale in materiale proprio allontanandosi dalle parole e cercando nell’atmosfera e tra i personaggi il suo punto di riferimento narrativo. Ambientato negli anni ‘80, all’accademia di Belle arti, il film è la storia di un triangolo di amicizia e sesso tra due ragazzi e una ragazza che giocano col fuoco e finiscono per bruciarsi. Maria José, Jaime e Marcos condividono due passioni: l’arte e la loro intima relazione di mutua interdipendenza. Storia sulla sperimentazione della vita e del sesso, dell’amore e delle rinunce, il film nuota controcorrente sia a livello formale – è freddo quando dovrebbe essere caldo – sia a livello narrativo. Spiccano le eccellenti interpretazioni dei giovani protagonisti: Adriana Ugarte, Biel Durán y Nilo Mur. (TFF)
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An art student surprises his classmate and fellow artist by keeping the portrait he has painted of her when she believed she would own it after it was completed. The surprising turn of events continues into a seductive love triangle between her, him and a third student
“I was also amazed at how little rating this film has gotten. I gather it is one of those films that either connect with your senses, or it doesn’t. The story may be a classic menage-a-trois with an, some would say, unavoidable outcome. But there was nothing classic about this film. It is a very unique piece of work. It was among the best 10 films I have seen. The authenticity of the play, and the scenes where so much was said and no one spoke, is sublime. It is a film that is suppose to be felt more than seen, or heard. If you like Korean instructor Kim Ki-Duk’s film, you’ll love this one. A very fine portrait of the seeking nature of youth, with a logic that seems so evident at the time. Yet later on in life is discarded as rash or not prudent, or outright promiscuous. It portraits the dilemma between open mindedness and and the fear of loosing the tender moment.” (Imdb)
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