Seconda ottima prova per il regista di “Un poliziotto da Happy Hour”(mai titolo italiano più deviante), John Michael McDonagh, che questa volta usa ancora il suo sottile sarcasmo ma ci offre un quadro ancora più profondo e vasto della comunità cristiana contemporanea, abitante una piccola isola dell’Irlanda, Paese dove è stato fortissimo il peso degli abusi pedofili compiuti da preti cattolici. Il protagonista è padre James (un bravissimo Brendan Gleeson che riempie lo schermo ad ogni apparizione) che vediamo minacciato da un padre che lo ha visto parlare con la sua bambina. Ma padre James, anche se ricorda in qualche modo il prete interpretato da Philip Seymour Hoffman nel film “Il dubbio”, non ha nessuna predisposizione alla pedofilia, anzi è un ottimo pastore di anime, che si porta sulle spalle i dolori suoi (prima di essere prete era sposato con figlia) e dei suoi parrocchiani. Proprio per questa sua integrità, uno di loro lo sceglie per punire la chiesa pedofila, minacciandolo di morte e lasciandogli solo sette giorni per sistemare le sue cose. Il ‘vendicatore’ è un uomo che, gli dice in confessionale, “ho assaggiato lo sperma all’età di sette anni” ed ha proseguito per cinque anni ad essere abusato davanti e dietro da un prete che ora è morto. Questo è l’incipit del film che però non affronta la tematica degli abusi (unico riferimento è la sopraddetta scena con la bambina) ma si concentra su una carrellata di personaggi, emblematici di varie situazioni e condizioni di varia umanità. Tutti hanno qualche rapporto con padre James, tutti hanno problemi da risolvere, alcuni di loro potrebbero essere la persona che l’ha minacciato di morte. James però, a differenza dello spettatore, potrebbe aver individuato subito le sue generalità (dalla voce, perlomeno) e questo potrebbe dare un indirizzo particolare alle sue iniziative ed ai suoi contatti. Una regia ed una sceneggiatura abili giocano su questo fattore, mettendo in scena un thriller che non ha nulla del tradizionale thriller in quanto alla fine conta poco sapere chi sia il probabile assassino-vendicatore (anche il movente è già chiarito dalla prima scena), mentre quello che interessa all’autore è offrirci uno spietato affresco di come ancora oggi (come accadeva nel “Diario di un curato di campagna” di Bresson) un prete possa portare la croce e il calvario delle anime del suo gregge. E’ questo gregge che ci viene fatto conoscere, dall’ateo Dr. Harte (Aidan Gillen, Queer as Folk, Il trono di Spade) che gli racconta la straziante storia di un bambino accidentalmente paralizzato in una operazione chirurgica, alla figlia ritrovata ( Kelly Reilly) che lo perdonerà per averla abbandonata, al ricco finanziere che cerca l’assoluzione con ingenti donazioni, alla moglie del macellaio, Veronica, che gli spiattella orgogliosa i suo tradimenti. Un giovane depresso, Milo, incapace di rapporti sessuali reali, gli confida la sua passione per la pornografia, arrivata alla fase trans (“donne con il pisello”), un modo (che padre James sembra comprendere) per sublimare la sua potenziale violenza. Padre James sembra anche l’unico in grado di provare compassione per l’omicida seriale Freddie (Domhnall Gleeson, figlio del protagonista) che visita in carcere. Il capo della polizia locale si dimostra consapevole e soddisfatto di come consuma la sua omosessualità col piccantello prostituto Leo (Owen Sharpe), quest’ultimo forse l’unico personaggio del film a inserire una nota comica con il suo linguaggio hard e la sua imitazione dei gangster movie che usa per divertire i clienti. Leo potrebbe anche essere letto come una delle vittime degli abusi, come la conseguenza degli stessi.
Alla fine il film è la storia di come un prete possa affrontare la sua morte, una lotta contro il peccato e le tentazioni, contro le insinuanti o aperte sfide alla sua fede, una moderna imitazione di Cristo. Premiato alla Berlinale 2014 col Prize of the Ecumenical Jury e al British Independent Film Awards 2014 come miglior protagonista. Disponibile su Sky On Demand.