Sconvolta dal suicidio del suo miglior amico Matt, Alexa (Cat Smits) parte da Amsterdam per andare nella piccola cittadina degli USA, dove viveva Matt, sperando di scoprire le ragioni che l’hanno condotto al tragico gesto. Arriva con uno zaino, la sua videocamera e l’intenzione di girare un documentario su cosa vuol dire vivere come gay a Bumblefuck, USA. Ma l’estate non sarà di solo lavoro. Sessualmente disinibita Alexa sperimenta tutto quello che il posto le offre, compresa un’artista lesbica conosciuta in un club e il ragazzo che taglia l’erba al cimitero. Nel frattempo le attenzioni del suo padrone di casa si fanno sempre più ossessive e violente… Il film, nonostante racconti di un film nel film, risulta scorrevole e fresco con uno stile visivo disinvolto che cattura in ogni momento l’attenzione dello spettatore. La protagonista, anche co-sceneggiatrice del film, è spontanea e naturale, anche nelle interviste alla comunità lgbt e altrettanto disinvolta appare Heidi M. Sallows, nel personaggio dell’artista/barista Jennifer, che rende molto bene il miscuglio di cautela e passione che si provano quando ci s’innamora di qualcuno che crediamo etero. Il regista si è basato su una storia realmente accadutagli, il suicido di un suo cugino che a 24 anni si uccise dopo aver fatto il coming out. Il film è dedicato alla sua memoria.
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