Il protagonista della (non)storia è un cinema in disarmo, il Fuhe, dove si proiettano vecchi «film di spada». Il Fuhe è gestito da un´invalida ed è diventato un luogo di ritrovo per pochi gay locali: i quali, praticamente, passano più tempo alle toilette che in sala. Il regista dilata il tempo delle inquadrature oltre ogni abitudine corrente; fino a mettere lo spettatore di fronte a una sala deserta in cui osservarsi come in uno specchio. Alla fine, si apprende che era l´ultimo giorno di attività del cinema, che chiude mestamente i battenti sulle note di una canzone nostalgica. L’autore ha definito il comportamento dei suoi personaggi, quasi casuale, aperto a ogni interpretazione.
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