Boomerang, dramma famigliare a tinte gialle diretto da François Favrat e tratto da A Secret Kept, secondo romanzo in lingua inglese di Tatiana de Rosnay, autrice del celebre La chiave di Sarah. Siamo dalle parti del polar, quel noir raffreddato tipicamente transalpino, ma qui mascherato da intrigo di famiglia che coinvolge il quarantenne divorziato Antoine (Laurent Lafitte, quasi un Favino francese) alla ricerca della verità sulla misteriosa morte per annegamento della madre trent’anni prima. Torna quindi nei luoghi d’infanzia insieme alla sorella Agathe (Mélanie Laurent, adoratissima dalle lesbiche francesi dopo il sensibile Respire) sulla suggestiva isola di Noirmoutier in Vandea, collegata dalla terraferma da un cordone ombelicale di strada detto il passaggio del Gois, percorribile solo con la bassa marea, come il celebre Mont Saint-Michel. Qui scoprirà poco alla volta inquietanti segreti tenuti nascosti sia dal padre Charles (Wladimir Yordanoff), con cui ha un rapporto controverso, che dalla nonna Blanche (la veterana Bulle Ogier, premiata a Locarno col Pardo alla carriera, in un mefistofelico ruolo omofobo). La rivelazione – ma non vi diciamo di più – è legata a un amore lesbico della madre, all’epoca quanto di più scandaloso si potesse immaginare. Antoine si lega anche ad Angèle (Audrey Dana), un’addetta della camera mortuaria dove era stata fatta l’autopsia alla mamma, nella speranza di elaborare quel lutto che da piccolo l’aveva fortemente traumatizzato, mentre il suo psichiatra gli consiglia di parlare soprattutto col padre, depositario di una verità evidentemente troppo scomoda per confidarsi con i suoi famigliari. Nonostante carburi molto lentamente – all’inizio non si capisce bene dove voglia andare a parare – questo anomalo e magmatico thriller ben recitato s’intensifica nel secondo tempo, dalla tensione quasi chabroliana, in cui tutti i nodi vengono al pettine e si restituisce il ritratto a tutto tondo di una famiglia corrosa dai sensi di colpa per aver occultato la vera ragione, profonda e umanissima, di una morte sospetta. Il titolo si riferisce al fatto che, inconsciamente o meno, i segreti del passato ritornano minacciosi come un’arma scagliata lontano i cui effetti devastanti prendono corpo a distanza di trent’anni (una sorta di ‘effetto boomerang’ temporale).
Ed è boomerang anche l’omosessualità femminile, che ritorna nella nipote, figlia di Antoine, forse il primo caso di coming out ‘ritrattato’ al cinema: lei si dichiara inviando un sms al padre, non avendo il coraggio di parlargli direttamente, con scritto J’aime Pauline. Poi si pente, riesce a impossessarsi del cellulare di Antoine e a cancellare il messaggio, preferendo confidarsi con la zia Agathe. È un peccato, però, che questa sottotrama sia praticamente tranciata – forse per non rendere troppo saffico il film – e non si assista nemmeno a un dialogo tra il padre e la figlia ormai dichiarata, inquadrati pudicamente e silenziosamente insieme dietro alla vetrata di un bar.
Boomerang non è stato ancora acquistato in Italia ma meriterebbe un ‘lancio’ anche da noi. (R. Schinardi, Gay.it)
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