In un castello da qualche parte in un passato lontano la fata Carabosse taglia il cordone ombelicale di una neonata, una bambina di nome Anastasia. Tre giovani fate appaiono all’improvviso, le guance rosse per quanto hanno corso. Troppo tardi, dice Carabosse, all’età di 16 anni la ragazza si trafiggerà la mano e morirà. Le giovani fate scoppiano a piangere per le conseguenze terribili avute dal loro ritardo, ma al massimo possono predire che invece di morire Anastasia dormirà per 100 anni… “Il bacio allucinato tra Natalie Portman e Mila Kuris in Black Swan avrebbe scandalizzato il Lido. Ed era solo un sogno! Lontano da passerelle e ospiti illustri l’amore di piaceri delicati – «che tanto tra ragazze non vale» – è uno dei momenti sublimi della Bella addormentata di Catherine Breillat. E non è nemmeno un incubo impasticcato come quello del Cigno Portman, il desiderio è bello e complice, doppio anche qui, due «identità» di donna ma non due stereotipi, il corpo bianchissimo preraffaellita di Anastasia ( Julia Artamonov), e quello bruno dell’amica di infanzia, la piccola Brigante che cercava di sedurla sin da piccole facendole paura col coltello, ma Anastasia non sobbalzava neppure continuando a inseguire la sua fantasia amorosa. E una fantasia, quasi alla Raul Ruiz, è la fiaba che ci narra Catherine Breillat. La sua Bella addormentata riscrive il testo classico cambiandone il segno nella vita, in quella «Realtà» dove l’incantesimo smette di funzionare….” (Cristina Piccino, Il Manifesto)
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