Varie
L’appartamento di Beirut è un nuovo modo di documentare una realtà difficile. In un Paese dove l’omosessualità è illegale, lo è anche parlare di omosessualità. L’appartamento si propone di diventare una terra di mezzo, un luogo dove raccontare di sè in scioltezza quando ciò non è possibile in un luogo pubblico. Il Libano rappresenta lo stato arabo più contraddittorio in assoluto. Vi convivono 18 confessioni religiose, e un modello di democrazia del tutto peculiare. Che spazio trova in tutto questo la laicità, e che spazio potrebbe trovare la questione dei diritti degli omosessuali? In una terra di contrasti, dove gli sfrenati costumi occidentali convivono con l’integralismo islamico dei sunniti Hezbollah, cosa significa essere gay o lesbiche? La tesi di partenza è quella di Amartya Sen, premio Nobel 1998 per l’Economia, che critica l’approccio solitarista alle identità sociali individuando in esso il principio del conflitto, quando cioè un’identità diventa così forte da essere in grado, da sola, di definire un individuo. Quello che ci interessa analizzare è cosa accade quando ad una singola persona viene attribuita più di un’identità fortemente caratterizzante. Nel libro “Unspeakable Love” di Brian Whitaker , corrispondente del Medio Oriente per The Guardian, le due tematiche ricorrenti quando si parla di Islam e omosessualità sono quella dell’onore famigliare e della psichiatria usata come cura per l’omosessualità. Per una donna musulmana avere un fratello gay può rappresentare un rischio personale, in quanto scoraggerebbe eventuali pretendenti o, nel caso fosse già sposata, comporterebbe il divorzio. Per l’omosessuale stesso, è inutile dire che nella maggior parte dei casi significherebbe l’allontanamento dalla famiglia. Altro tema portante è quello dell’uso della psichiatria come cura per l’omosessualità: terapie farmacologiche e elettroshock sono utilizzati dalla maggior parte degli specialisti. Diventa quindi importante, a tal proposito, il contributo della dottoressa Brigitte Khoury, che da diversi anni pratica l’auto-affermazione del sé e dell’identità gay sui suoi pazienti, andando contro il trend accademico omofobico libanese. Abbiamo conosciuto i membri di Helem, la prima organizzazione per i diritti di gay, lesbiche e transessuali del mondo arabo. Da diversi anni Helem agisce su un territorio ostile, ed espone all’ingresso del centro l’unica bandiera arcobaleno di Beirut. Grazie a diversi appoggi internazionali, politici ed economici, dal Canada e dalla Francia, l’organizzazione è ben protetta anche legalmente. E in seguito alla guerra contro Israele dell’estate 2006, quando la sua sede è stata trasformata in un centro di primo soccorso per feriti e sfollati, si è guadagnata il rispetto della comunità circostante. Abbiamo chiesto George Azziz che cosa lo ha spinto a fondare questa organizzazione, come ci è riuscito e qual è il prezzo sociale che ha pagato per la sua battaglia legale al fine di abrogare l’articolo 534 del codice penale che vieta l’omosessualità. (dal sito http://www.myspace.com/danielesalaris)
I PROTAGONISTI:
YOUSSEF / SCIITA / BALLERINO
Nato in una famiglia grande e potente nel sud sciita e conservatore, descrive la lotta che ha dovuto intrarprendere per non esserne escluso in quanto gay. Membro attivo di Helem, racconta la guerra dell’estate 2006 tra gli Hezbollah e Israele, quando usava vestirsi al meglio prima di uscire di casa, nel caso fosse il suo ultimo giorno.
MAHA / CRISTIANA / PSICOTERAPISTA
Ha alle spalle un’infanzia intensa durante gli anni della guerra civile, vissuta sulla Linea Blu che separava l’ovest musulmano dall’est cristiano, dove vivevano rispettivamente i genitori divorziati. E’ bisessuale, collabora con Helem lavorando sull’identità omosessuale. Ci parla della condizione delle donne e, soprattutto, del conflitto di identità in Libano.
FAISAL / SUNNITA / TERAPISTA REIKE
Di origini palestinesi, nato e crescito in Arabia Saudita, è stato educato in una scuola coranica. Racconta il percorso personale per lasciarsi alle spalle l’Islam più radicale e accettare la sua omosessualità. Ora nepppure le attuali condizioni di pericolo a Beirut potrebbero compromettere il suo ottimismo, ovvero costringerlo in casa per paura di una bomba.
RACHID / SCIITA / COMMESSO
Vive nei quartieri meridionali di Beirut, controllati dagli Hezbollah, e non riesce a dimenticare il suo odio per Israele, che ha ucciso alcuni dei suoi familiari. La sua vita gay si limita ai locali notturni, in quanto i suoi genitori non sanno di lui. Nonostante questa realtà, ha coraggiosamente contribuito a questo documentario.
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