Uno stimolante e controverso documentario che pone diverse domande sulla politica dei gay in America. Il film ci presenta una specie di mappa sull’evoluzione del movimento gay negli USA che il regista giudica severamente e pensa che stia conducendo battaglie perdenti. Anzitutto perchè sarebbe un movimento, pieno di contraddizioni e molto eterogeneo, che parla comunque solo a se stesso. Attraverso una serie di interviste inframezzate da spezzoni di cinegiornali, immagini fotografiche, riprese di manifestazioni e cortei, il regista chiede ripetutamente al movimento di riesaminare la sua natura e i suoi obiettivi. “Il radicalismo è morto nel 1973” proclama una severa voce narrante mentre sullo schermo appare Bruce Voeller, il primo direttore del National Gay Task Force, vestito in giacca e cravatta. Il NGTF è rappresentato come una forza “conservatrice ed elitaria”. Anita Bryant, Stonewall, la parata gay del Freedom Day di San Francisco del 1977 e ciniche immagini di culto di superstar gay e lesbiche, sono tutte rappresentate in questo film che è stato sia lodato che condannato da femministe, lesbiche, gay e etero. La questione centrale del film sembra essere se una libera e aperta espressione della sessualità e della promiscuità aiuti o danneggi la causa dei diritti dei gay. In una intervista al giornale gay “Le Berdache” di Montreal, il regista Praunheim ha detto:” E’ troppo facile presentare gli omosessuali come vittime. Per uscire dalla condizione di vittime occorre combattere. I gay vengono usati spesso con un ruolo passivo. In effetti sono politicamente passivi … quando vedono i miei film molti gay si sentono traditi e arrabbiati come prima reazione. E questo è quello che io volevo, proprio per costringerli a fare un passo avanti”. (PlanetOut)
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