Il film comincia con un giovane, Raffi, che viene fermato alla dogana canadese con un carico «sospetto» di pizze cinematografiche. David, un anziano doganiere, lo interroga. Il confronto fra i due è pesante, serrato. Raffi giura che le pizze sono destinate alla lavorazione di un film diretto dal famoso regista Edward Saroyan (Aznavour, come si diceva). David non gli crede e continua ad indagare. Egli stesso deve fare i conti con la propria identità, con un figlio gay e con l’amante di questi, Ali, un attore che finirà per essere ingaggiato proprio nel film di Saroyan. Dal canto suo Raffi ha una relazione molto complessa con la madre Ani, storica dell’arte, e con la sorellastra Celia, che accusa Ani di aver causato la morte di suo padre. È chiaro l’intento di Egoyan: la memoria del genocidio «deve» incrociarsi con i drammi della contemporaneità, mettere in discussione le identità sessuali, i rapporti familiari, le forme espressive. (A. Crespi)
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Tematica importante e da rispettare, ma il film è uno dei più irritanti e noiosi che abbia mai visto.
Un film sul genocidio degli armeni, troppo spesso dimenticato.
Purtroppo il film non è lineare e a tratti confuso, forse il regista era troppo coinvolto.
Un film da vedere!!