Camille vede la sua vita distrutta dopo la scomparsa del figlio, Mathieu, in un incidente automobilistico. Incapace a rassegnarsi si aggrappa a Franck, il migliore amico del figlio, nonostante fosse alla guida dell’auto quando avvenne l’incidente e molti lo giudichino il principale responsabile della morte di Mathieu. I parenti e gli amici di Camille non comprendono questo suo comportamento. Ma Camille, incurante dello scandalo, si affeziona sempre più a Franck, ricambiata. Ma poco a poco Franck comprende che l’ossessione di Camille può essere pericolosa…
Nei primi dieci minuti del film, forse i più belli, vediamo Franck e Mathieu che si divertono in camera a truccarsi, a vestirsi da donna e a lottare teneramente, quando vengono scoperti dalla madre Camille che scoppia in una gioiosa risata e si unisce a loro aiutandoli a truccarsi. Nel film comunque non si parla mai di omosessualità, eppure anche questa ultima opera di Gaël Morel, autore di “A toute vitesse” e “Le clan”, ha il fascino di un film gay. Probabilmente per l’insistenza con cui la macchina da presa si sofferma sui bellissimi e seducenti corpi di giovani (tutti belli e seducenti), a cominciare dal promettente Thomas Dumerchez (era il più giovane dei tre fratelli di Le Clan), ma anche per la sensibilità e sensualità che traspare da ogni immagine del film, dalla storia passionale e intensa che racconta. Forse il melodramma rischia a volte di sembrare quasi ridicolo, ma complessivamente ci sembra che il regista gay Morel abbia fatto un altro centro e stia emergendo come uno dei più originali nuovi autori francesi.
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Protagonista assoluta: la Deneuve; creatura divina, dalla bellezza che sembra non sfiorire mai. Bravissima nel caratterizzare il dolore di una madre che perde suo figlio. Leggo dalla recensione in alto: “Forse il melodramma rischia a volte di sembrare quasi ridicolo”. Bella cazzata, qui sono in gioco sentimenti veri. Forse l’unica stonatura è rappresentata da una ragazza che compare nella vicenda appena il tempo necessario per precisare che il ragazzo morto non era gay. Non se ne sentiva il bisogno.