Adrian è un giovane di Buenos Aires, solo, timido e introverso, troppo curato nel vestire e pignolo nei lavori di casa. E’ proprietario di un cinema d’essai sull’orlo del fallimento, e per poter continuare a sostenere le spese ospedaliere per la madre malata di mente, si vede costretto ad affittare una camera del suo appartamento. La sua scelta cade su Jack, un americano seducente e misterioso. Ed è subito il colpo di fulmine: Adrian prega Jack di restare e poi lo accudisce in tutto (insiste per lavare e stirare la sua biancheria, gli prepara i pasti…). Il film si sviluppa attorno alla progressiva dipendenza di Adrian da Jack e all’emergere di aspetti inquietanti nelle personalità di entrambi (da subito vediamo che soffrono di incubi notturni). Jack, inizialmente sorpreso, apprezza le attenzioni di Adrian e le ricambia. Ad esempio assecondando la grande passione di Adrian per il cinema gioca volentieri ad indovinare il titolo di un film partendo da tre attori del cast e si impegna a migliorare le sue scarse conoscenze in merito. Ma mentre per Adrian Jack diventa l’unico oggetto ossessivo delle sue attenzioni, a Jack piace essere amato, in tutti i sensi, da tutti (giovani e anziani, uomini, donne e transessuali). Cosi progressivamente diventa il beniamino di tutti gli strani vicini di casa, provocando in Adrian continue scenate di gelosia.
Intanto la città è terrorizzata da un serial killer che ha già ucciso barbaramente una dozzina di giovani… (Leggi tutta la sinossi )
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Bello davvero, questo film argentino del 1988. Un thriller ben congegnato, anche se non originalissimo -la dimensione politica è un po’ sfocata e si intuisce già dall’inizio dove andrà a parare – ma riscattato dall’ambientazione sudamericana, decisamente inusuale, e dalle ottime interpretazioni degli attori, sia Hart Bochner (un bellissimo angelo della morte, una sorta di equivalente delle femme fatale dei grandi noir del passato) e soprattutto Colin Firth che, all’inizio della sua brillante carriera, già dimostra la sua stoffa di grande attore nel ruolo del nevrotico cinefilo Adrian. Echi di Losey (Il servo), Pasolini (Teorema), Almodovar (i pittoreschi inquilini dello stabile), Polanski (L’inquilino del terzo piano) e un finale à la Hitchcock completano il quadro di un film che se non ottimo, è comunque molto più che buono. Sono d’accordo coi commenti precedenti circa l’omosessualità, non particolarmente svelata (se si eccettua una scena, forse), sebbene tutto il film sia pervaso dal profondo legame omoerotico tra i due protagonisti,che si intuisce sin dal loro primo incontro. Non che questo renda la pellicola meno interessante, anzi..
3 G per questo film mi sembrano un pò esagerate. Troppo larvata questa omosessualità. Una G sarebbe stata più che sufficente. Comunque un bel film, bravo Firth e Bochner è bello da perderci la testa. Peccato perchè si sarebbe potuto osare di più. Se la psicologia dei due protagonisti non lo permetteva almeno un pò si poteva osare nella scena col vicino di casa,od anche con la vicina od il travestito. Troppo volutamente pudichi, strano…mi puzza un pò la cosa. Daltronde un bellone come Hart Bochner non lo si sceglie perchè sa recitare, o quanto meno non solo per quello…..
Hart Bochner è bellissimo e il rapporto tra i due è affascinante, misteriroso e anche erotico.
Mi osno preso una cotta per Hart… il suo sorriso e i suoi occhi sono stupendi!