Ambientato a Los Angeles negli anni ’70, il film, basato su una storia vera, è una coinvolgente storia che affronta il tema delle adozioni gay, ancora così attuale oggi, ma 40 anni fa sicuramente dirompente. I protagonisti sono tutti bravissimi, compreso il ragazzo down Isaac Leyva, ma l’attore gay Alan Cumming, meriterebbe per questo film una candidatura agli Oscar. Merito anche di una splendida regia, che evita sia il melodramma che la disquisizione politico-ideologica, concentrandosi esclusivamente su un’approfondita esplorazione dei personaggi, con un grande equilibrio dei vari ingredienti, per cui in molti momenti non sappiamo se ridere o piangere. Rudy Donatello (Cumming) è il leader di gruppo di drag queen che lavorano in un locale gay di Los Angeles. Durante una sua esibizione nota un bell’uomo che sta impacciato davanti al banco del bar. Poco dopo lo vediamo che gli sta facendo un servizietto all’interno di un’auto, disturbati da un poliziotto che sembra aver intuito come stanno le cose. L’uomo che Rudy ha conosciuto, in un breve incontro notturno di routine, è Paul (Garrett Dillahunt), un vice procuratore distrettuale. Marco (Isaac Leyva) è un ragazzo con la sindrome di Down che abita con la madre Marianna (Jamie Anne Allman), tossicodipendente, vicino a casa di Rudy. Quando Marianna viene arrestata e condotta in prigione, Marco viene assegnato ai servizi sociali, ma scappa e ritorna a casa. Rudy lo scopre solo e piangente e vuole aiutarlo. Ricordandosi dell’incontro notturno con l’uomo di legge, pensa di portarlo da lui per trovare una soluzione. I due uomini decidono di fare una petizione per ottenerne la custodia temporanea. Il pragmatico Paul suggerisce di dire al giudice che loro due vivono insieme, anche per il fatto che Rudy non gode di un reddito fisso e sufficiente. Rudy coglie la palla al balzo (potremmo dire due piccioni con una fava) e si trasferisce con Marco a casa di Paul. Nasce quindi una intensa relazione tra i due uomini, supportata oltre che dall’attrazione sessuale, dal comune impegno verso Marco. Brevemente vediamo alcuni momenti felici della nuova famiglia. La seconda parte del film è impostata completamente sulla dura battaglia che la coppia deve affrontare per continuare da avere la custodia di Marco anche quando la madre viene rilasciata. I giudici infatti, sebbene siano convinti che Marianna sia una pessima madre, non vogliono credere che Marco potrebbe stare meglio con due omosessuali. La regia evita comunque di affrontare questa situazione, facilmente rapportabile a problematiche contemporanee, da un punto di vista ideologico, continuando a raccontarci una storia che è soprattutto una storia di persone. Il film ha vinto il premio del pubblico alla sua prima uscita al Tribeca Festival, e pensiamo che sia solo l’inizio di una ricca stagione di premi che l’attendono, in qualunque tipo di festival.
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Forse non un film convenzionale, ma sicuramente un film che ti lascia qualcosa dentro.
Flim consigliato, anche se la storia è triste.
Se si tratta effettivamente di una storia vera, direi che è esemplare! Il film in sé è molto semplice, ma ben fatto, regia semplice ma efficace. Tutto il film comunque si regge sulla bravura e simpatia di Alan Cumming. Da far vedere a certi genitori!
Una vicenda realmente accaduta? Siamo sicuri? In quale universo parallelo -poiché nel mio non succede mai- un uomo invita uno sconosciuto con figlio adottivo a seguito a vivere da lui? Ma nemmeno nelle fiabe…
Una volta tolta l’idea della storia vera, il film non è più patetico di qualunque prodotto USA di genere drammatico. Ottime interpretazioni, sulle quali si erge Cumming. I filmati in super8 in cui il ragazzino ride e si diverte coi suoi nuovi genitori sono un bel tocco di regia. Forse avrei ecceduto meno sulla dissolutezza della madre naturale. Così facendo sembra proprio di voler quasi santificare i due uomini, mettendoli a confronto con una donna tanto priva d’istinto materno.
ragazzi che botta! era da un pezzo che non piangevo così a dirotto per un film… preparate i fazzoletti !!
Una storia difficile, a cavallo di un’era in cui parlare di omosessualità era un tabù ed una vera e propria guerra di diritti non riconosciuti, tutto questo contornato da un’adozione impossibile e sovrastata da menti bigotte che, forse, nemmeno oggi sono cambiate. Come non innamorarsi del piccolo Marco, che vorrebbe essere “solo” amato e vivere una vita semplice, “normale” col suo lieto fine, proprio come in un bel sogno. Questa storia, purtroppo, ha ben poco del sogno, forse è più vicino ad un incubo dove non c’è lieto fine per nessuno, tranne che per gli ottusi e per i benpensanti. Bel film, toccante!
Uno dei tanti pregi di questo film è di aver evitato la trappola dell’eccesso di melodrammaticità , intervallando anzi le tante sequenze drammatiche con l’ironia e l’humor del personaggio più queer e stravagante , Rudy , interpretato dal bravissimo Alan Cumming. La lotta per ottenere l’affido del ragazzino down si scontra ovviamente con tutti i pregiudizi che i gay hanno sempre dovuto sopportare sulla loro pelle quali fossero davvero figli di un dio minore. Comunque , come dice giustamente la scheda, il film esce dai binari ideologici per raccontare la storia di due grandi amori , tra Rudy e Paul e Marco e i suoi genitori adottivi. Un film emozionante e avvincente. Da vedere. Voto 8.
Confermo Kasabian, film intenso, emozionante che non cade nei soliti stereotipi (che sinceramente hanno stancato). La forza del film sta nel messaggio che gli “INABILI” sono coloro che non amano, gli egoisti e gli ipocriti che si ergono su di un piedistallo e giudicano tutto ciò che non risulta congruo alla loro mentalità ristretta. Sono stato per 10 anni volontario in un’associazione di diversamente abili e quello che mi ha stupito è la loro capacità disarmante di dimostrare il loro affetto. Questa sembra essere una delle cose più difficili da fare al mondo e a loro viene naturale… Siamo sicuri di non essere noi quelli con seri problemi e per questo invidiosi?
appena visto film meraviglioso.diverso dalle solite tematiche gay.ho pianto e riso come non mi accadeva da tempo.
Si, si aspettiamolo, tanto chissà se uscirà mai; penso che un film come questo possa mettere definitivamente in soffitta i pregiudizi antigay e in crisi la politica al riguardo