“Ambientato nell’estate del 1974, Anni felici racconta il momento di crisi ma anche di maturazione cui vanno incontro Guido e Serena. Lui e’ un artista legato al mondo dell’avanguardia, che trasforma in lampade i corpi nudi delle modelle e immagina performance che dovrebbero mettere in discussione i valori della borghesia; lei e’ la figlia di una tradizionale famiglia di commercianti, convinta che la propria felicita’ passi attraverso quella del marito e dei figli (con Paolo c’e’ anche Dario di cinque anni, a cui tocca la battuta piu’ divertente del film) e quindi soffre di gelosia per le troppe modelle (nude) che frequentano il marito e perche’ lui non la coinvolge nel proprio lavoro. A rompere questa quotidianita’ fatta di rabbie, litigi e riconciliazioni arriva Helke (Martina Gedeck), la gallerista di Guido, che invita Serena e i bambini a seguirla in una vacanza “femminista” in Camargue: Dario dara’ il suo primo bacio ma Serena scoprira’ l’amore lesbico, proprio con Helke. Inevitabile la crisi matrimoniale che coinvolgera’ tutti, grandi e piccini, e le cui conseguenze lasciamo al film di spiegare…
Luchetti e il direttore della fotografia Claudio Collepiccolo pedinano Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti da vicinissimo, riempiendo lo schermo con i loro primi piani, come per non farsi sfuggire anche le piu’ piccole sfumature dei due volti: lui capace di nascondere dietro gli occhiali neri le contraddittorie ambizioni d’artista che gli si agitano dentro, lei pronta a svelare con disarmante sincerita’ gli insoliti percorsi del suo cuore (la scoperta dell’attrazione lesbica e’ tenera e pudica insieme, nonostante i corpi nudi della Ramazzotti e della Gedeck)…” (P. Mereghetti, Corsera) Interessanti le dichiarazioni del regista, a cui è stato chiesto quali siano state le reazioni della madre (nel film il ruolo di Serena che si scopre lesbica): “A mia madre il film e’ piaciuto molto, e’ solo preoccupata dalla reazione dei vicini di casa. A parte gli scherzi, le ho raccontato che avrei sempre rimarcato che parte della storia era stata ricostruita, ma lei ci ha sempre tenuto a dirmi che dovevo ritenermi libero di agire come meglio credevo, senza dover rendere conto a lei”. L’attrice Martina Gedeck, che nel film interpreta il ruolo della lesbica Helke, ha dichiarato. “Questo e’ un film sull’amore senza costrizioni e senza obblighi, mi ha dato l’opportunita’ di riflettere sul perche’ certi rapporti funzionino solo se si tiene l’altro agganciato. Inoltre era interessante vedere come una donna sia in grado di vivere un’altra vita e per me Helke simbolizza la liberta’”. Il regista ha scelto di presentare in anteprima il film al festival di Toronto, anziche’ Venezia perche’, dice: “ho solo provato a difendere la mia salute mentale. A Toronto le proiezioni sono più rilassate, il festival non e’ questione di vita o di morte.”
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Biografismo senza limitismo. Film inutile. La recitazione torva e scorbutica di Kim Rossi Stuart comincia veramente a stufare. Non è capace di fare nient’altro? La Ramazzotti continua a fare l’oca svampita. Martina Goedeck come Marlene Dietrich?? Gegia sarebbe stata più intrigante. A Luchetti non gli si può perdonare un film così.Che tonfo!
Un film che mi ha sorpreso perché ho iniziato a vederlo senza sapere assolutamente della tematica lesbica contenuta (che comunque non è la parte preponderante della storia, anzi). Si deve riconoscere la bravura di entrambi gli attori principali, che praticamente reggono il film da soli. Ho ritrovati degli echi di “La nostra vita” dello stesso Luchetti, che si vede si sta specializzando nella narrazione di storie familiari, più o meno problematiche e felici/infelici a loro modo. Trovo molto realistico questo tipo di cinema, in grado di suscitare dibattiti e riflessioni. Una menzione speciale da parte mia al piccolo attore che interpreta il fratellino Dario: stupenda la sua battuta “Sono lesbici!” durante il pranzo di famiglia.
La società italiana che stava cambiando. Il ’74 fu l’anno del referendum sul divorzio. I personaggi sono caratterizzati in modo abbastanza profondo.
Alla fine del film ci si sente liberi. Ma la libertà a volte si paga a caro prezzo. Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti belli, espressivi e realisti nella parte.
Lo consiglio vivamente
Non è un film lesbico in senso stretto, la figura del marito è centrale. Abbraccia molte cose, il femminismo, la famiglia (anche quella d’origine, importante per capire la personalità dei protagonisti), la libertà d’amare (ma non solo).
Il punto di vista nonchè la voce fuori campo è del figlio maggiore, ricorda quegli anni che ”indubbiamente erano anni felici, peccato che nessuno se ne fosse accorto”. Nel film c’è anche una storia tra due donne, che da degli spunti interessanti alle donne sposate che si innamorano di una donna
Mi è piaciuto molto. E’ ambientato nel 1974, i protagonisti sono una famiglia non tradizionale, non borghese. Il padre è un artista, la madre una ingenua donna, che resterà tale fino a quando non sceglierà di decidere che cosa le piacerebbe fare