Varie
Manila, the present day. Anita (Jay Bordon) is an officer in the Armed Forces of the Philippines’ Reserve Command. As she prepares to visit her village in Obando, Bulacan province, north of Manila, her mind goes back to when she was a 12-year-old tomboy (Teri Malvar) there, living with her naggy mother Lolita (Lui Manansala) and grown-up cousin Oscar (Marcus Madrigal). Oscar was soon to marry a woman, Ella, whom he got pregnant. And Anita was always scolded by her mother for staying out all hours playing with her friends, Carmen (Len-Len Frial) and Goying (Solomon Mark De Guzman). One day, the stunning Pilar (Angel Aquino) returned to the village, after being away for 10 years, during which time she had studied physical therapy in Dubai. Entranced, Anita declared to her friends, “That’s the girl I’m going to marry!” Tongues started wagging in the village over Pilar’s sudden reappearance a year after her father Bernie had died, but she ignored them and set up a massage business in her family’s empty home. Oscar was unsettled by her arrival, as Pilar had dumped him before going away, but he was her first customer and they ended up making love. Anita shyly worshipped Pilar from a distance and first talked to her after wandering off during a traditional village procession in which she was dressed up as a princess. Eventually she plucked up courage to visit Pilar’s home, and the latter, who remembered her as a young child, befriended her. Thereafter, Anita kept coming round, on what she imagined were “dates” with Pilar. But she had no idea about Pilar and Oscar’s relationship, which Pilar wanted to rekindle seriously.
CRITICA:
Una dodicenne molto mascolina si prende una cotta senza speranze per uno schianto di ragazza che torna al paese in Anita’s Last Cha-cha (Ang huling cha-cha ni Anita), una storia di confusione sessuale e ribellione adolescenziale trattata con tocco leggero e resa appetibile dall’eccezionale interpretazione della sgraziata esordiente Teri Malvar e dalla naturalezza con cui nessuno dei personaggi mostra la minima sorpresa per la passione della ragazza. Senza oltrepassare i confini del buon gusto e senza impantanarsi in lezioncine sull’identità di genere o in una scontata tragedia sull’amore lesbico non ricambiato, l’opera prima della regista e sceneggiatrice esordiente Andrea Sigrid P. Bernardo è molto piacevole, anche se talvolta la struttura lascia un po’ a desiderare.
La vicenda viene presentata come una reminiscenza di Anita adulta, ufficiale dell’esercito filippino (unico cliché presente), ma il film, più che di concentrarsi semplicemente su Anita, diventa il racconto corale dell’intero villaggio. Bernardo, comprendendo probabilmente che la sola storia dell’innamoramento lesbico non l’avrebbe portata lontano, colloca la vicenda all’interno di un ampio ritratto della società rurale di provincia: l’assillante madre di Anita con le sue amiche pettegole, il cugino adulto della ragazza, Oscar, che ha una tresca con la bellissima ragazza rimpatriata, i due amici d’infanzia di Anita (Carmen, che somiglia a miss Piggy, e l’altrettanto tracagnotto Goying), con in più le tradizioni locali come la festa della fertilità di Obando. In questo senso il film spesso sembra un racconto di formazione in salsa rurale – con un sacco di scene dei bambini che giocano in campagna – intrecciato alla storia dell’infatuazione di una ragazza, in cui semplicemente capita che l’oggetto del desiderio sia una persona più grande dello stesso sesso.
Bernardo mantiene un tono leggero, introducendo diverse sequenze di fantasie nelle quali Anita immagina di essere corteggiata in tanti modi diversi dalla bellissima Pilar, interpretata con giusta serietà dalla trentasettenne attrice e modella Angel Aquino (Donsol e i recenti horror Biktima e Amorosa); le varie forme di corteggiamento scherzano con i generi filippini più popolari e l’alchimia tra la donna e la ragazzina è molto appropriata, tutta espressa tra sorrisi e dolcezza più che con vera e propria sensualità. Malvar è bravissima a manifestare l’imbarazzo inquieto e la timidezza di Anita, ed è molto bello il modo in cui i suoi due giovani amici non fanno nemmeno una piega per la sua “passione” preadolescenziale. Len-Len Frial in particolare è bravissima nel ruolo dell’egocentrica Carmen.
Anita è stato realizzato con un budget risicatissimo, anche se a vedere la fotografia luminosa e ben composta di Alma R. Dela Peña e le scenografie di Popo Diaz (in particolare per la casa di Pilar) non lo si direbbe. Il film perde un po’ del suo brio nella seconda parte e ha un finale semi-fantasy debole, ma nel complesso raggiunge i suoi obiettivi grazie al suo assortito schieramento di personaggi, come il coro del villaggio, con la madre di Anita (la brava Lui Manansala) e le sue amiche pettegole. Come minimo, dopo aver visto Anita ci si chiede con curiosità quali saranno le prossime mosse di Bernardo. (Derek Elley, Fareastfilm.com)
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Anita è un ufficiale dell’esercito filippino. Preparando lo zaino per tornare a casa in licenza trova nell’armadietto vecchi ricordi che la fanno pensare con un sorriso alla sua infanzia.
A 12 anni Anita è una spilungona magrissima, tutta occhi, denti e gambe, che passa le giornate di vacanza giocando coi suoi amici rotondetti, vestita con maglietta mimetica e in ruoli decisamente maschili. E’ la disperazione della sua vezzosa amica Carmen e della mamma Lolita, che da quell’unica figlia nata così tardi si aspettava ben altra riuscita, invece di quel maschiaccio.
Lei non ha tempo per i bei vestiti, si taglia i capelli e si rifiuta di sfilare agghindata come una principessa durante la tradizionale processione di fertilità per la festa di Santa Clara. Il padre di Anita, ex militare, è morto l’anno prima e alla bambina manca molto; di lui conserva con venerazione l’armonica a bocca, che sta imparando a suonare, e una boccetta di brillantina, che annusa di tanto in tanto. A farle un po’ da padre, un po’ da fratello maggiore, c’è il cugino Oscar.
Un giorno torna in paese la bellissima Pilar, che 10 anni prima, quando era fidanzata con Oscar, era partita precipitosamente fra un mare di pettegolezzi, rinfocolati ora dal suo ritorno dopo la morte dei genitori, con cui aveva tagliato ogni rapporto. Anita la vede ed è amore a prima vista: diventa la protagonista dei suoi sogni ed è deciso, quando sarà grande la sposerà.
Pilar, naturalmente, è ignara dei veri sentimenti di Anita: è incuriosita dalla simpatica bambina che le ronza intorno, e nonostante la differenza d’età la ricambia con ospitale amicizia. Nel corso della storia affiorano ad uno ad uno segreti dolorosi e drammi irrisolti. Nel finale ritroviamo Anita adulta: ora si sente pronta per vivere una nuova e reale storia d’amore: quel primo, folle innamoramento senza speranza non è stato inutile.
Le Filippine hanno la reputazione di essere un Paese gay-friendly, e il suo cinema nazionale ha prodotto una serie di film a tematica gay acclamati e di grande successo commerciale. Il debutto della sceneggiatrice e regista Sigrid Andrea P. Bernardo non è tanto una storia di (immaginario) amore lesbico, quanto un romanzo di formazione e insieme un affettuoso ritratto della società di provincia. Nonostante tocchi alcuni temi di una certa gravità, riesce a mantenere un tono lieve e spumeggiante inserendo eccellenti personaggi di contorno: impagabile il gruppo delle matriarche e divertentissimi i due giovani amici Carmen e Goying, che spesso rubano la scena. Gioca con mano leggera con gli stereotipi – la vita vera che tende a somigliare alle soap opera della radio, le cerimonie religiose ai limiti del paganesimo, i pettegolezzi di paese – e vince.
Affascinante racconto di confusione sessuale e ribellione adolescenziale, il film ha il suo asso nella manica nella formidabile, vivacissima interpretazione dell’esordiente Teri Malvar. La splendida ex indossatrice e ora ottima attrice Angel Aquino, che interpreta la rimpatriata Pilar, supporta con abilità la collega più giovane, sottolineando l’innocenza della loro relazione. Da segnalare inoltre la limpida, luminosa fotografia di Alma de la Peña.
Speriamo che sia la volta buona e qualche distributore si decida a mostrare anche al pubblico italiano questo piccolo gioiello di freschezza. (M.P., masedomani.com)
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A 12-year-old tomboy gets a hopeless crush on a stunner who returns to her village in Anita’s Last Cha-cha Ang huling cha-cha ni Anita, a lightly handled tale of sexual confusion and pubescent rebellion that’s made palatable by a terrific performance from gawky young newcomer Teri MALVAR and the refreshing way in which none of the characters shows the slightest surprise over the young girl’s passion. What could so easily have crossed the borderlines of taste, or become bogged down in gender lecturing or a rote tragedy of one-sided lesbian love, emerges as a very likeable, if somewhat loosely constructed, debut by first-time writer-director Sigrid Andrea P. BERNARDO.
Framed as a reminiscence by the adult Anita, who’s an officer in the Filipino army (the movie’s only cliche), the film is actually more of a village ensemble than just devoted to Anita. Presumably realising that she could only take the lesbian-crush story so far, Bernardo situates it within a broad portrait of rural smalltown society: Anita’s naggy mother and her gossiping female friends, Anita’s adult cousin Oscar who has a history with the beauteous returnee, and Anita’s two childhood pals (the Miss Piggy-like Carmen and equally dumpy Goying), plus local traditions like the Obando fertility feast. As such it often has the feel of a rural coming-of-age movie — with lots of scenes of the kids playing in the countryside — tethered to a story of a young girl’s infatuation in which her object of desire just happens to be an older member of the same sex.
Bernardo keeps the tone light, with multiple fantasy sequences in which Anita imagines the gorgeous Pilar — played commendably straight by 37-year-old actress-model Angel AQUINO (Donsol (2006), plus recent horrors Biktima (2012) and Amorosa (2012)) — coming on to her in various ways that play with popular Filipino genres. The mixed chemistry between the older woman and young girl is just right, played for sweetness and smiles rather than actual sexuality, and Malvar is especially good at Anita’s squirming embarrassment and shyness. Equally refreshing is the way in which Anita’s two young pals never even blink over her pre-adolescent “passion”, with Len-Len FRIAL especially good as the totally self-absorbed Carmen.
Shot on a shoestring, but showing no signs of it in Alma R. DELA PEÑA’s sunny, well-composed photography and Popo DIAZ’s production design (especially for Pilar’s home), Anita loses some of its verve in the second half and has a weak semi-fantasy ending but generally goes the distance thanks to its busy array of characters, including the village chorus of Anita’s mother (Lui MANANSALA, good) and her gossiping female friends. At the very least, Anita makes one curious where Bernardo will land next. (Derek Elley, filmbiz.asia)
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