Anche se il “nostro” Tom Ford introduce il soggetto gay in modo del tutto ininfluente sulla vicenda principale del suo “Nocturnal Animals”, non “ci” fa mancare alcuni momenti molto ghiotti, come la sequenza in cui riprende il marito dell’amica della protagonista. Elemento di spicco del mondo dell’arte contemporanea made in USA (ma tutt’altro che una macchietta), in elegante tait color viola-lavanda, di lui la moglie dice ironicamente “In fondo ci sono dei vantaggi nell’essere sposata a un gay: sei sicura che sarai per sempre l’unica donna della sua vita“. Ma in un altro momento il tema emerge con più significanza, nel racconto che la brava ed espressiva Amy Adams fa dell’incontro col proprio primo marito ai tempi dell’università. Il tramite tra loro era stato il fratello coetaneo ancora incerto e inconsapevole circa le proprie tendenze sessuali che frequentava come miglior amico l’affascinante Jacke Gyllenhall senza essere ancora cosciente che non si trattava di semplice amicizia, ma di passione amorosa. Toccante e pieno di vero affetto il ricordo della situazione ad anni di distanza quando Gyllenhall commenta con una punta di rimorso “non sono stato un buon amico, non l’ho più sentito da allora e non ho idea di quanto possa aver sofferto, dovrei proprio farmi di nuovo vivo con lui.” Sono gli unici momenti “omosessuali” di un film ottimo, tratto dal romanzo “Tony e Susan” di Austin Wright (in italiano in Edizione Adelphi), momenti inseriti in sceneggiatura da Tom Ford forse per non scontentare il suo affezionato pubblico gay ma anche per alleggerire il tono drammatico di una vicenda che vede al centro una affermata gallerista a cui un giorno vengono recapitate le bozze del romanzo dello scrittore con cui era stata sposata per un paio d’anni nel periodo universitario. Si tratta di un manoscritto pieno di violenza e di sofferenza (una famiglia aggredita nella notte sulle isolate strade del Texas da un gruppo di balordi violenti, la moglie e la figlia stuprate e uccise, il marito pieno di rimorsi e desiderio di vendetta, un disilluso tenente di polizia quasi in fase terminale di cancro che arriva a dare il proprio risolutivo contributo a base di armi e pallottole), un manoscritto la cui commovente lettura porterà in equilibrio i rispettivi debiti e crediti tra i due ex-coniugi. Ottima la sceneggiatura (qualcuno ha commentato “Ma avevamo bisogno che fosse proprio uno stilista a venirci a insegnare come si scrive un copione?”), di grande forza la regia (l’attacco notturno del branco in mezzo al buio del deserto, fatto solo di campi e contro-campi, tutto verbale, aggressione violentissima di soli sottintesi violenti e battute in parata e controffesa senza mai l’uso di una sola arma è quanto di più efficace si è visto nel genere dai tempi di “Il promontorio della paura”), interpreti azzeccatissimi in tutti i ruoli, anche in quelli secondari (addirittura titanico Michael Shannon come detective dallo sguardo sfuggente e dalle frasi spezzate ed essenziali, ma capace di grande pietà e compartecipazione emotiva); in sintesi un’opera seconda che per Ford è più di una conferma come regista dopo l’indimenticabile “A Single Man” di sette anni fa. (Sandro Avanzo)
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Due vicende: una sul piano reale e una sul piano immaginario.
Reale: Amy è una donna sofisticata, con un marito bellissimo e una carriera nel campo dell’arte. La sua vita sembra perfetta, con i capelli sempre in ordine, i vestiti di alta moda e una casa di quelle che si vedono solo nelle riviste. Amy, però, non è felice: è sempre sola in quella casa, poiché il marito preferisce la compagnia di altre donne; inoltre la sua carriera è in fase di stallo ed è proprio a questo punto che, l’ex marito, le invia la bozza del suo romanzo di prossima pubblicazione. Amy si immerge nella lettura.
Immaginario: Il romanzo narra una storia tragica. Una famiglia, in piena notte, viaggia su una strada statale in una zona desertica. Un’auto si avvicina. Sopra ci sono tre ragazzi, probabilmente sotto l’effetto di droghe, che cercano divertimento. Da questo punto in poi, parte un crescendo di violenza, che ha per conseguenza la distruzione della famiglia e l’annientamento psicologico del padre.
Dalla lettura del romanzo, Amy capisce che suo marito le ha inviato un messaggio: la storia, estremamente cruda, è in realtà una metafora di quello che il suo ex marito ha vissuto per colpa di lei.
Tom Ford dimostra tutta la sua abilità di cineasta. Ottimo il contrasto tra le due scenografie diverse. Nella realtà di Amy, vediamo solo interni, luci soffuse e tutto sembra finto, come in una soap opera (dai look di Amy e suo marito, ai mobili di design). Nella realtà del romanzo, invece, siamo in pieno deserto e passiamo dalla nera notte al sole accecante; tutto è polveroso e sporco… vero insomma.
Gyllenhaal si conferma un attore coi controfiocchi, ma Michael Shannon non è da meno.
Consigliato, anche se mette addosso un’angoscia che dura qualche giorno.