Della stessa regista della mini serie lesbica “Fingersmith” il film affronta il problema dell’educazione cattolica nei riformatori irlandesi nel periodo della 2^ guerra mondiale, sulla scia del bellissimo “Magdalene” di Peter Mullan (ma ricorda anche “L’Attimo fuggente” di Peter Weir). Anche se il film non ci presenta grosse novità, riesce comunque a coinvolgere lo spettatore per la finezza delle interpretazioni (Aidan Quinn è strepitoso come al solito) e un’intenso sguardo di complicità con cui la regista ci presenta le varie situazioni, cercando di differenziarle. La violenza esercitata da un religioso sui ragazzi non ha nessuna giustificazione e viene presentata in tutta la sua assurità. Mentre i rapporti omosessuali a cui un giovane religioso costringe i ragazzi sono presentati sì come un male, ma un male a cui il religioso non riesce a resistere, quasi indipendente dalla sua volontà, e che nel finale, con un sincero e doloroso pentimento, sembra quasi assolvere. La regista ha voluto fare pesare, più della pedofilia, l’inclinazione omosessuale del frate, raccontandoci anche la sua difficile infanzia, e nella scena dello stupro ci raffigura quasi un rapporto tra due adulti (i due volti sono inquadrati alla stessa altezza), anziché una violenza su un ragazzino.
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Film in cui l’inclinazione omosessuale del frate conta più della pedofilia. Ipocrisia del mondo cattolico, che educa i giovani nell’ipocrisia e talvolta li sfrutta come in questo caso. L’insegnante laico è un personaggio positivo.
Film, socialmente impegnato, vale a dire – semplificando un po’, forse troppo – un po’ troppo programmatico e didascalico.
Si lascia guardare, pur nel suo essere poco accattivante.
un film che stenta a partire, sin dall’inizio sembra che stia per accadere qualcosa di eccessivo ed invece si arriva alla fine con qualcosa di già visto! Ma è bene che vengano prodotti e girati questi film, per ricordarsi e far ricordare quello che accadeva all’interno di questi riformatori. Condivido il parere già espresso degli altri: la trama non è niente di accattivante e nemmeno la storia.
Film dovuto, e sicuramente molto sentito.
La sceneggiatura è di Patrick Galvin; lo stesso autore del libro da cui è tratto il film. I bambini che recitano non sono attori professionisti, la regista ha fatto un ottima scelta. Il montaggio, e la regia non sempre sono fluide e riuscite. Ma è un film forte e sincero. Perde tantissimo non visto in originale!
The Catholic Reformatory and Industrial School sono stati chiusi solo nel 1984.
La storia è trita e ritrita, la caratterizzazione dell’ambiente veramente eccessiva: non mi ha convinto molto questo film
Niente di originale, ma un corretto e coinvolgente racconto sulla difficile vita dei ragazzi rinchiusi nei firormatori gestiti da religiosi cattolici.
L’insegnante laico riuscirà a cambiare il modo di amministrare l’ordine e la giustizia nel riformatorio ma a carissimo prezzo.
Bravi i giovani attori forse anche di + degli adulti.