Avevamo dubitato dell’onestà di questo lavoro pensando che, come spesso accade nelle biografie cinematografiche di personaggi illustri, l’orientamento omosessuale del grande narratore di fiabe, Hans Christian Andersen, venisse completamente sottaciuto, come peraltro avvenne nella sua vita reale. In effetti nel film non si parla mai di omosessualità (tranne in una scena giovanile dove alcuni ragazzi lo assalgono dandogli del finocchio) e non vediamo mai amicizie o incontri maschili che lascino supporre qualcosa di più. Tutto il film è invece concentrato sull’impossibilità per il poeta di avere rapporti sessuali con le donne, lasciando quindi supporre, per contrasto, che quella non sia la direzione giusta. Abbiamo il tentativo di seduzione messo in atto dalla moglie di un suo protettore che finisce miseramente in lacrime mentre quella gli grida che non è e non sarà mai un uomo. Con altrettante copiose lacrime finisce anche il tentativo del poeta di avvicinare una prostituta, in questo caso è probabilmente insuperabile lo shock della visione della nudità femminile. Mentre per tutta la sua vita non si accorge dell’amore disperato che prova per lui Henriette, figlia leggermente ingobbita dell’ammiraglio Wulf, lui, guarda caso, s’innamora della bella cantante svedese Jenny Lind che continua a ripetergli che per lui prova solo amicizia. Un po’ come la storia delle “donne dello schermo” per Dante. Il film è assai originale presentandosi con una struttura più favolistica che reale, che invita a leggere oltre le righe, ricalcando i temi e i personaggi delle favole di Andersen, ed ha i suoi momenti migliori proprio quando trasforma direttamente i protagonisti nei personaggi delle fiabe: indimenticabile il ballo di Andersen vecchio con la sua ombra interpretata da Andersen giovane, illuminante licenza omoerotica, unica in tutto il film. Il ritratto complessivo del grande poeta è quindi assai negativo (il film non è danese ma russo), sia per l’aspetto sessuale che famigliare (abbandona la madre bisognosa e rinnega la sorella prostituta) che sociale (figurato come un lacchè dei potenti che in realtà lo disprezzano), giustificato in parte da un’origine povera e piena di stenti. Dicevamo che il film è sostanzialmente onesto, anche se non affronta apertamente il lato gay del poeta, e ci dispiace che nella scena finale, quando Anderesen si presenta davanti a Dio, questi gli dica che gli perdona tutto tranne il fatto di non avere conosciuto l’amore delle donne. Quel “delle donne” poteva essere tagliato.
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Film molto fiabesco, provabilmente molto in onore alla vita dello scrittore e poeta Andersen. Ma proprio per questo sapore di fiaba molte cose risultano risibilmente false, come l’incontro di Dio e la vita dell’ombra del poeta. E’ comunque da considerare un film discreto.
Uno dei film più terribili che abbia mai visto.
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Io invece l’ho trovato curioso, fantasioso e poetico, una bella favola su un personaggio prigioniero del suo tempo
Un film orrendo: insostenibile