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CRITICA:
Marc Marronier (Gaspard Proust) è un trentenne che fa il critico letterario di giorno e il giornalista nei locali di notte. Per lui non è molto difficile essere circondato da ragazze disponibili, ma il suo matrimonio fallito, gli amici donnaioli e i suoi stessi genitori lo portano a formulare una teoria sull’amore. Una teoria che prevede che questo sentimento abbia, per tutti, una data di scadenza: dopo 3 anni l’amore è destinato prima ad ammuffire e poi a disintegrarsi del tutto.
Tale certezza, che diventa la base del libro d’esordio di Marc, comincia però a vacillare quando Alice (Louise Bourgoin) entra nella vita del ragazzo, sconvolgendola. La naturalezza della giovane donna, la sua avvenenza e i suoi modi fuori dall’ordinario iniziano infatti a minare le convinzioni di Marc che, istantaneamente, si innamora di lei e rivede mentalmente tutte le sue tesi precedenti sui limiti temporali dell’amore.
Purtroppo per lui, però, le sue vecchie idee sono ormai nero su bianco e il libro di cui è autore ha un enorme successo. Così Alice, che aveva deciso di stare con lui, scopre il suo passato di immaturo misogino e decide di lasciarlo…
Ed ecco servita l’ennesima produzione, rigorosamente francese, carina ma assolutamente non incisiva, né convincente. La commedia, che scorre senza intoppi né picchi, presenta battute vivaci ed éscamotage registici degni di nota per la loro originalità, come i titoli di testa o di coda, ma sostanzialmente non parla di nulla. Tutto il progetto sembra mancare di spina dorsale: dalla nullità della storia, alla pochezza dei dialoghi, all’assenza di ogni parvenza di sentimento (si sta parlando d’amore, giusto?).
Gli interpreti, forse complice come al solito un doppiaggio approssimativo, non sembrano né talentuosi, né convincenti e in certi passaggi alcuni cliché noiosi sfumano impercettibilmente fino a diventare addirittura fastidiosi.
Il tono che si avverte in generale sembra scaturire direttamente da qualche trasmissione televisiva di basso livello ed è decisamente perdente l’idea di far girare un film (tra l’altro tratto dall’omonimo libro scritto dal regista stesso) intorno ad una domanda degna di una rivista per teenagers: “L’amore è eterno o ha una data di scadenza?”. (Marta Pirola, Cinefilos.it)
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The amorous neuroses of a French literary critic and writer are examined in tragicomic detail in “Love Lasts Three Years,” the semiautobiographical debut feature of Gallic multihyphenate
The amorous neuroses of a French literary critic and writer are examined in tragicomic detail in “Love Lasts Three Years,” the semiautobiographical debut feature of Gallic multihyphenate Frederic Beigbeder. A clever take on the rookie scribe-helmer’s eponymous novel, pic traces the misadventures of a novelist who tries to hide the fact that he wrote the titular tract — which, written in a post-divorce funk, dismisses the possibility of true, everlasting love — from a potential conquest. Boffo January B.O. in Gaul bodes well for the pic’s international bow in the Berlin market.
Ingeniously adapting his own novel by making a film about the adverse effects a writer’s polemical work has on his lovelife, Beigbeder combines a snappy, American-style comedy rhythm with a decidedly French take on matters such as infidelity and romance.
Swiss-Slovenian thesp Gaspard Proust plays Beigbeder’s alter ego, Marc Marronier, a sad loser whose divorce from his pretty wife (model Elisa Sednaoui) leaves a sour taste that he channels into his unexpected bestseller, “Love Lasts Three Years.” The downward spiral from the couple’s whirlwind romance to their painful separation is effectively conveyed in a sleek opening montage that immediately establishes pic’s mock-tragic tone.
After his divorce and a comically botched suicide attempt, things start to look up when Marc crosses paths again with Alice (Louise Bourgoin), a stunner who happens to be married to Marc’s cousin (Nicolas Bedos) — not that that’s stopping Marc, who dismisses their non-blood relationship (“I was never big on family anyway”).
Bulk of the pic follows the unlikely duo as Marc tries to convince the married Alice they could be more than friends, while Alice vents her frustration over that new and absolutely terrible bestseller she’s just read. Male insecurity is one of recurring themes, with Beigbeder following in the footsteps of everyone from Woody Allen to Judd Apatow, which results in some winning comic scenes as well more uncomfortable instances of misogyny and misanthropy that run on for too long, such as in a wedding-speech sequence that has no clear dramatic payoff.
Screenplay by the helmer, Christophe Turpin and Gilles Verdiani also keeps most of the supporting characters in their well-defined matrices. Rapper-turned-thesp Joeystarr (“Polisse”) is nicely cast against type as one of Marc’s lighthearted guy friends, though the twist in his character’s storyline can be seen coming from a mile away.
Proust is perfect as Marronier, a maladroit, occasionally insufferable but clearly big-hearted softie. The same can’t quite be said of Bourgoin, a charmer whose broader acting style lacks the precision of her perfectly plucked eyebrows.
Technically, “Love Lasts Three Years” is imaginatively assembled, using the songs of Gallic crooner Michel Legrand at several intervals. Pic’s last shot, during a beach wedding, no doubt involved CGI but is nonetheless impressive and partially compensates for an otherwise conventional ending. (Boyd van Hoeij, Variety)
Scrittore sconosciuto all’improvviso diventa un caso letterario scrivendo un libro sull’infelicità in amore. Libro sulla sua infelicità in amore e che trovato un nuovo amore lo ostacola e lo fa riprecipitare nell’infelicità…
Un pò machiavellico, ma abbastanza scorrevole …