Doppio regalo di Netflix per il mese del Pride: nello stesso giorno, 8 giugno, pubblicati l’ultimo episodio di Sense8, che peró aggiunge assai poco a quanto giá sapevamo, e questo delizioso film che invece ci racconta un coming out come non l’abbiamo mai visto. Alcuni parlano di questo film come la risposta di Netflix al Tuo, Simon della 20CenturiFox. Siamo infatti sempre in ambiente scolastico, in quel particolare momento in cui ci si deve preparare all’universitá e alla vita da adulti, abbandonando parecchie fantasie per entrare nella vita reale, quella vera.
Mentre Simon peró inizia il suo grande lavoro agendo nel mondo virtuale (sicuramente più facile), il nostro Alex, dal cognome che é giá un programma, Truelove, rimane legato mani e piedi al mondo che si é costruito a partire dall’infanzia. Siamo nel terzo millennio, e, come ripetono spesso nel film, siamo circondati da omosex, bisex, gender fluidi, poli amore, ecc. senza che nessuno debba scandalizzarsi. Ma sará veramente cosí? Si, se siamo abbastanza forti da saper fronteggiare tutto il mondo che ci circonda, un mondo sempre pronto a giudicarci, a farci promossi o bocciati. Alex é un ragazzo intelligente (sempre ottimi voti a scuola), ha genitori amorevoli (forse un po’ troppi preoccupati per lui), un gruppo di amici affiatati e comprensivi (per loro non cambierebbe molto sapere se sei gay o etero o che altro), una splendida amica con la quale condivide quasi tutto, a partire dall’interesse per il regno animale (che, ci spiegano, non é poi cosí diverso dal nostro). Ad Alex mancano solo due cose, strettamente legate, l’amore e il sesso. Soprattutto gli manca il coraggio necessario per ottenerli. Tutto il film, sicuramente pieno di spunti autobiografici del regista e sceneggiatore gay Craig Johnson (The Skeleton Twins e Looking), vuole farci comprendere quanto sia difficile vincere e superare l’omofobia interiorizzata, quella cresciuta dentro di noi dai tempi dell’infanzia (come ci viene spiegato alla fine del film), quella capace di resistere anche quando l’omofobia esterna sembra crollata, sparita. Il film, grazie ad un’accorta regia, riesce a mantenere i toni della commedia, spesso divertente, sebbene affronti uno struggente dramma interiore. Il disperato corteggiamento di Alex (Daniel Doheny) e Claire (Madeline Weinstein, nessuna parentela col mostro) ci lascia spesso con l’amaro in bocca, addolcito da battute spinte (ricordiamo che tra i produttori c’é Ben Stiller) che non potranno comunque evitare le lacrime. Un recente film gay, Beach Rats, affronta lo stesso tema (il fidanzamento di un gay velato con una ragazza di lui innamorata) con toni altamente drammatici (e poetici). Qui però ci vengono offerti maggiori spunti, magari meno profondi o intensi, per farci comprendere una dinamica comportamentale che può avere origini e cause assai variegate. Anche se i personaggi secondari rimangono sullo sfondo (genitori, amici, insegnanti) sono comunque essenziali per farci comprendere le diverse reazioni dei protagonisti. Ci spiace che dei tre protagonisti principali il gay dichiarato Elliott (Antonio Marziale), che da subito capisce come stanno le cose, sia quello più sacrificato, cioè sotto utilizzato: nei pochi momenti che compare riempie lo schermo e cattura la nostra attenzione ma non gli viene dato il tempo necessario a sviluppare una qualche chimica col suo amato Alex. Un film che grazie a Netflix avrà sicuramente un meritato vasto pubblico, da quello adolescenziale (che ci si ritroverà quasi al completo) a quello più maturo e famigliare al quale offre utilissimi spunti di comprensione. Piacerà forse meno a quegli omosessuali che non sopportano più tante incertezze e ambiguità sulla propria chiarissima tendenza.
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