Le quasi quattordicenni Anna (Matilde Giannini) e Francesca (Anna Bellezza) sono amiche inseparabili, cresciute insieme all’ombra dei casermoni popolari di via Stalingrado, a Piombino, caseggiati destinati a coloro che si sono spaccati la schiena nell’acciaieria del posto. Sognano un giorno di poter cambiare le loro esistenze, magari spostandosi all’isola d’Elba, dall’altro lato del mare, luogo paradisiaco che credono pieno solo di turisti senza alcun problema. Desiderano lasciarsi alle spalle una vita fatta di famiglie allo sbando, di padri violenti e maneschi (come quello di Francesca) o con il vizio del gioco d’azzardo (quello di Anna), della rabbia di un fratello battagliero (Michele Riondino) pronto a non abdicare a una ex fidanzata borghese ora direttrice dell’acciaieria (Vittoria Puccini) e di amici arresi e sopraffatti dalla violenza. Nel corso di un’estate, quella che segue la fine delle scuole medie e l’avvicinamento alle superiori, il cambiamento del loro corpo e la scoperta della sessualità le portano verso nuove direzioni che finiranno con il separare i loro percorsi.
Dice il regista: “Di qua l´acciaieria che lavora ventiquattro ore al giorno e non si ferma mai. Di là, l´isola d´Elba, un paradiso a portata di mano eppure irraggiungibile. In mezzo, né di qua né di là, Anna e Francesca, piccole ma già grandi, un´amicizia potente ed esclusiva quanto l´amore. Lo stesso amore che tiene in piedi Alessio, il fratello di Anna, operaio fino al midollo che si ostina a pensare all´unica ragazza che non può avere, il sogno della sua vita, Elena. E un giorno l´amore arriva, potente e inaspettato per tutti e la vita prende un´accelerata improvvisa, finché si incrina, sanguina, si spezza.
«Abbiamo oltrepassato il muro, quello che confina, che nasconde e impedisce di assistere al lavoro degli uomini e delle donne. Abbiamo osservato la potenza e la grandezza della macchina che trasforma e la fatica dell´uomo che finalizza. Abbiamo cercato di filmare il nemico, ma appostati in attesa che comparisse, non lo abbiamo trovato. Dentro la fabbrica il nemico non c´e, è fuori, lontano. Abbiamo ascoltato quanto più potevamo, abbiamo cercato di organizzare il meno possibile provando a confondere la frontiera tra scena e vita, tra situazione recitata e vissuta. E poi ci siamo fermati e abbiamo incontrato le due ragazze del romanzo, nei loro ambienti, nella loro luce, con i vestiti che hanno scelto di mettersi, con il loro tono di voce, il loro ritmo, la loro musica, il loro punto di vista, con le loro parole. Abbiamo fatto questo prima di filmare. Quello che è successo dopo è stata solo una conseguenza… Anna e Francesca sono giovani, le abbiamo scelte tra novecento ragazze ma non è stato difficile riconoscerle. Sono di Piombino, ma non è solo questo. Anna/Matilde Giannini mi ascoltava guardando in basso, sfuggiva, ma ascoltava a modo suo, con quella grazia che si è portata dietro nel suo personaggio. Francesca/Anna Bellezza fissava il centro dell’obiettivo con una tenacia indimenticabile e quello sguardo, il suo sguardo imbronciato, è l’essenza stessa di Francesca e ce lo portiamo via, dentro di noi, alla fine del film. Elena/Vittoria Puccini è il desiderio di Alessio. Vittoria è riuscita a guardare il suo personaggio nelle pieghe delle sue insicurezze, nelle incertezze e soprattutto nella paura di fare una scelta tra l’andare e il restare. Una scelta difficile che a volte soffoca, costringe. Alessio/Michele Riondino, invece, stoico, deciso, si impegna per mantenere tutto fermo, perché il risultato dei cambiamenti, negli ultimi anni, non hanno portato a nulla di buono. Resistere, restare, assumersi le proprie responsabilità, è la sua forma di ribellione.” Film presentato alle Giornate degli Autori della Mostra di Venezia 2012 e in gara per il Queer Lion Award.
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Avevo visto Provincia Meccanica di Mordini e non l’avevo digerito, questo film e’ solo meno peggio, di certo non lo consiglierei, ma proprio anche no.
Ancora un mezzo buco nell’acqua proveniente da casa nostra. In questo caso però siamo comunque di fronte ad un mezzo successo, nel senso che da un libro brutto (cugino povero dei RAGAZZI DELLO ZOO DI BERLINO) è stato tratto un film quasi guardabile. La scenografia e la fotografia sono curate, inoltre un paio di attori ce la mettono proprio tutta. La Puccini, agli esordi, era un cane senz’appello, ma per fortuna col tempo è migliorata fino a regalare interpretazioni accettabili. Riondino non lo avevo mai sentito nominare, ma è l’unico che veramente lascia il segno. Le due ragazzine sono talmente negate nell’arte del recitare da rendere la loro storia d’amore più asettica di una sala operatoria. L’accenno alla precarietà degli operai dell’acciaieria annoia più che coinvolgere. Grazie cinema italiano, per carità non t’impegnare troppo che fa male…
Storia di un’amicizia, come tante, noiosa, boriosa e probabilmente scontata. La fine era già scritta, si sapeva, probabilmente è molto più interessante il libro che non ho letto e che ‘sto film mi ha fatto passare la voglia di leggere.
Film di rara bruttezza e di una noia mortale. Di sicuro un caso in cui libro e film differiscono per pathos. Francamente mi ha annoiato.Ha un certo non sò che di “Ovosodo” di Virzì almeno nel rappresentare il mondo operaio, ma con molta molta meno poesia …
Se persino la scheda di questo film, letta qui sopra, mi è sembrata più bella e convincente del film stesso, bè, ho detto tutto! Avevo letto il romanzo della Avallone e mi era piaciuto abbastanza (pur con qualche perplessità). Il film è semplicemente inutile, riduttivo, non lascia assolutamente niente, nessuna emozione. Se nel romanzo l’amicizia/storia d’amore tra le due ragazze poteva perlomeno coinvolgere e far riflettere, non aspettatevi di ritrovare nel film anche solo un briciolo di quello stesso pathos.