100 Days Before the Command

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100 Days Before the Command

Il titolo del film fa riferimento ai 100 giorni che mancano a tre giovanissime reclute dell’Armata Russa prima di diventare dei veri soldati. Pur non essendo un film dichiaratamente gay, contiene numerose scene di nudi e di intimità tra ragazzi. In una delle prime scene si vede uno stanzone in cui si stanno lavando tantissimi ragazzi nudi: alcuni di loro sono immobili, piegati in varie posizioni su dei tavolacci in pietra, mentre altri (forse i più giovani) diligentemente li insaponano. Questa scena veramente impressionante avrà fatto venire a più di uno spettatore il desiderio di arruolarsi nell’Armata Rossa. Tranne poi doversi ricredere nel proseguo del film, il cui tema principale, è il contrasto tra l’innocenza dei soldati, che non sono altro che dei ragazzi, e la brutalità del sistema militare. Questo argomento è trattato con delicatezza e noi non vediamo nessuna scena di violenza, che però intuiamo da varie scene di umiliazioni e di suicidi. Incredibilmente tutti gli attori di questo film (tranne uno) sono dei veri militari russi. Inizialmente il film è stato vietato dalla censura russa, non si sa se per il suo forte atto di accusa antimilitarista, oppure se per i tanti nudi maschili, scene per altro talmente spontanee ed innocenti, da far sentire in colpa chi, come molti di noi, non può evitare di associare un significato erotico a tali immagini. La visione di “Sto dnei do prikaza” è un’esperienza strana e difficile, ma alla fine appagante. Lo spettatore deve con pazienza dare un significato alle varie scene che sembrano scollegate tra loro. Il clima è cupo, il paesaggio circostante è deserto, i palazzi sono in rovina, ma tutto è circondato da una sinistra bellezza. L’atmosfera è onirica e i sogni si mescolano alla realtà, un effetto di straniamento amplificato dalla scarsità dei dialoghi (a cui si aggiungono purtroppo dei sottotitoli inglesi troppo scarni) e dalla musica di Bach.
(R.M.)

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