I commenti degli utenti
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I segreti di Brokeback Mountain
Doralei Crea un iniziale sensazione d’ imbarazzo vedere i due protagonisti innamorarsi poco a poco ed esprimere questo sentimento fisicamente, e questo per via del fatto che e’ come se avessi scorso un iniziale fatica da entrambe gli attori nell’ immedesimarsi nei rispettivi ruoli. Il film pero’ una volta avviato e giungendo all’ acme della storia compie un salto qualitativo ove le le emozioni, le inquietudini, la paura di riconoscere il sentimento che li lega oltre che la prudenza nell’ agire nell’ ombra lontano da sguardi indiscreti diviene ancor piu’ credibile e coinvolgente. Il rude e al contempo tenero amore fra due cowboy vissuto clandestinamente e sporadicamente fra gli aspri e immensi scenari del Wyoming tocca le corde dell’ anima proprio per quel senso di esilio che li spinge a cercarsi. Molto azzeccata la scelta di Ang Lee di mettere in risalto la solitudine e l’ afflizione che entrambe i due protagonisti si trovano a vivere nel loro privato al fianco di mogli inadatte e all’ oscuro del loro segreto. Brokeback Mountain diviene allora approdo salvifico e luogo di liberta’ interiore, paesaggio di uno stato d’ animo inespresso al di fuori da quel circoscritto spazio. Sara’ proprio quello spazio inizialmente vissuto come metafora di gioia a divenire negli anni prigionia per una condizione mai realmente auto/accettata e per un amore al quale e’ mai realmente stato consentito di prendere il volo. La scena finale mi emoziona immensamente tanto che a stento riesco a trattenere le lacrime.
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Le Fate ignoranti
Doralei Le fate ignoranti e’ un film irritante, si avvale della formulina magica cara ai films italiani di oggi, storie dal crescendo drammatico intenso che offrono spaccati di vita che vogliono a tutti i costi insinuare nella mente dello spettatore la straordinarieta’ della medesima. Ma il punto e’ che piu’ questa insinuazione diviene invadente piu’ lo spettatore intelligente comprende la verita’, ovvero il fatto di trovarsi dinanzi ad una cattiva televisione fatta cinema che dinanzi alla straordinarieta’ della vita resa al Cinema. Dopo aver visto questo films tireremo un sospiro di sollievo prendendo coscienza che si, un uomo apparentemente etero puo’ avere una relazione clandestina con un altro uomo da anni. Che sua moglie una volta che questo muore scoprira’ tutto e che una volta incontrato l’ amante nascosto del marito si rendera’ conto che esiste una realta’ freak solidale e piena di sentimento lontana da quel freddo mondo borghese dal quale ella proviene. Il tutto dipinto di blu sul volto amorfo di Margherita Buy che sembra che una trivella l’ abbia passata da una parte all’ altra del corpo. Il tutto edulcorato da sprazzi di drammaticita’ sopra le righe e dialoghi a corda di violino. Questo Almodovar del pianto a me personalmente non piace, e temo purtroppo ch’egli sia convinto di essere un ottimo regista, spero che qualcuno lo dissuada da tale convinzione.
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In & Out
Doralei Un Cult e’ un film di cui le battute, le scene, i personaggi s’ insinuano nella memoria collettiva degli spettatori con una semplicita’ ed immediatezza tale da non lasciar piu’ presagire alcun’ ombra di dubbio che cio’ a cui si ha assistito non tratti di un’ opera capace di segnare un immaginario comune, un particolare periodo storico o anche solo una visuale differente dall’ abitudinarieta’ delle cose. In & Out e’ un film pacificatorio molto leggero, sicuramente non impegnativo, tuttavia e’ stato un film che ha sdoganato il mito dell’ eterosessualita’ indisussa ed indiscutibile, e che ha avuto il pregio di assottigliare il confine che separa l’ omosessualita’ dall’ eterosessualita’. E’ un film che pur venendo considerato superficiale e sempliciotto detiene il merito di aver sdrammatizzato la visione che molti etero avevano e tuttora alcuni hanno del mondo gay. Mispiace moltissimo per quelle persone che credono che questo films abbia messo in ridicolo le persone omosessuali, semmai mette in ridicolo proprio quegli uomini eterosessuali tutti d’ un pezzo che riescono a stare immobili non riuscendo a ballare I Will Survive. Un film che a mio avviso non puo’ mancare dagli scaffali di ogni collezionista che si rispetti.
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Piume di struzzo
Doralei Ho trovato gli attori profondamente sottotono, un Gene Hackman non convincente (per quanto grandissimo attore), una Dianne Wiest (che di solito adoro) molto caricaturale nel suo aspetto da signora borghese timorata e impaurita, non di meno Robin Williams (che amooo) che in questo ruolo purtroppo risulta forzatamente macchiettistico e non riesco proprio a capire il perche’, se tale forzatura e’ scaturita malauguratamente dal regista o da una sua trovata recitativa, in entrambe i casi di pessimissimo gusto, Nathan Lane (gay dichiarato e attore brillante molto apprezzabile) non si e’ per nulla ribellato ai cliche’. Di fondo un’ opera svenevole, per nulla divertente e parecchio ruffiana nei confronti di un pubblico etero da accontentare, un remake che poteva venirci tranquillamente risparmiato.
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Stonewall
Doralei Personalmente avrei incentrato questa storia sulla vita di diversi personaggi a partire dalle prime ore del mattino sino ad arrivare agli scontri della fatidica notte di quel giugno 69′. Avrei conferito maggiore intensita’ come nel film Bloody Sunday ove avviene una sorta di preparazione da parte dei protagonisti, ovviamente in questo caso nessuno si sarebbe preparato a partecipare agli scontri, poiche’ nel caso di Stonewall fu del tutto istintivo ribellarsi alla polizia, cio’ nonostante improntare la storia sugli spaccati di diverse vite inconsapevoli di venire in seguito coinvolte negli scontri avrebbe reso molto di piu’. Magari raccontare la giornata precedente agli avvenimenti di un ragazzo gay, di una drag queen, di una lesbica butch, di una persona bisessuale (uomo o donna), conferire diverse prospettive. In questo caso la storia ruota principalmente attorno alla vita di un ragazzo gay che giunge a New York e incontra diverse drag queen con le quali partecipera’ assieme a loro agli scontri. Mi sono annoiata, sara’ anche per le non convincentissime interpretazioni. La scena del suicidio del poliziotto e’ molto disturbante e per nulla ben contestualizzata.
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Wilde
Doralei Il film punta molto a distrarre lo spettatore dalle oggettive lacune narrative che indeboliscono la storia, focalizzandone l’ attenzione sulle evidenti somiglianze fra il protagonista Oscar Wilde interpretato da Stephen Fry e l’ Oscar Wilde persona esistita. E’ come se a tratti trasparisse una sorta di auotocompiacente posa e di autoreferenziale orgoglio da parte dell’ attore nell’ essere consapevole di possedere una reale somiglianza fisica e identitaria con il Wilde scrittore. A tratti questo aspetto risulta irritante. Molto peso si e’ dato alle velleita’ personali del Wilde uomo al contrario del poco approfondimento che e’ stato riservato al genio: arguto, sagace, irriverente, pionieristico, anticonformista del Wilde scrittore. Mi aspettavo un’ opera monumentale, alla Malcom X per intenderci, ove il rapporto fra Wilde e la societa’ vittoriana dell’ epoca venisse posto in risalto, una maggiore intenzione da parte del regista di mettere in luce la grandezza delle opere, la struggente vitalita’ che attraversava il Wilde uomo nelle situazioni sociali e invece niente. Il film si perde nei meandri di un privato che pur rivelandone i particolari delinea la figura di un uomo in balia di se stesso e dei piaceri carnali, non privo di sensi di colpa e di vaccillamenti tipicamente borghesi. Un Wilde pappagone e molliccio distante anni luce dal vero Wilde che emerge in tutta la sua forza unpolitically correct in molte biografie a lui dedicate. Per me questo rimane un film non riuscito per quanto squisitamente british con interpretazioni da non disdegnare.
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A Perfect Ending
Orco A me sembra che la storia prosegua con la figlia. A Perfect Ending
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Mario
alessandro se vuoi io l’ho trovato su emule torrent
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Mario
alessandro se vuoi io l’ho trovato su emule torrent
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Those People
Daniels L. Un bellissimo film!
L’ho visto due volte…pieno di poesia! -
Le Lacrime amare di Petra von Kant
Doralei Film iscritto fra le pagine piu’ belle del Cinema Europeo del Secondo Novecento. Fassbinder controverso artista ed intellettuale ci regala un’ opera unica nel suo genere. La storia di Petra e’ quella di una donna alla costante ricerca del successo e della gratificazione materiale, delusa dagli uomini e votata alla sconfitta affettiva, tentera’ la strada dell’ amore. Un personaggio tragico quello di Petra che pur nelle sue elucubrazioni mentali, nei suoi snervanti monologhi, nella sua ricerca di senso rimane maledettamente attuale. Il film detiene una struttura teatrale (tipico elemento in molti films Fassbinderiani) dall’ incedere cauto, che si avvale della forza magnetica sprigionata dai volti delle attrici, ognuna piu’ in stato di grazia dell’ altra. Ogni ruolo e’ magistralmente interpretato e compone il microcosmo di relazioni che supportano la vita della protagonista: dall’ ingenua e premurosa Sidonie, amica e confidente dalle poche aperture mentali, all’ egoista ed infantile madre che assieme alla nipote, nonche’ figlia di Petra, fara’ la sua comparsa nella scena del compleanno. Marlene la factotum che vive con Petra appare abitata da un amore silenzioso, arrivando a disegnare il ritratto di una donna masochista, votata al sacrificio e al servilismo e che riservera’ agli spettatori una sorpresa finale. Karin, la donna di cui Petra e’ innamorata rappresenta l’ ideale agognato ma che al contrario di cio’ che Petra desidererebbe si rivelera’ calcolatrice e priva di scrupoli. Un film che non risparmia la tematica cara al regista ovvero la matrice sadomasochistica alla base dei rapporti umani, l’ incomunicabilita’ nel contesto amicale e famigliare, la ricerca di appagamento esistenziale, il conflitto fra classi sociali (che nell’ interazione fra Karin e Petra emerge spietato). Un melo’ da camera, sgargiante nei colori, sostenuto nei dialoghi e intenso per le inquadrature. Consigliato solo a chi ama un cinema antispettacolare ed intimista.
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L' Altra metà dell'amore
Doralei L’ Altra meta’ dell’ amore e’ un film che si colloca degnamente al fianco di quei films che oramai potremmo definire College Movie. Storie ambientate in ambienti scolastici ove all’ interno della vita dei protagonisti avviene un percorso di risveglio e maturazione che induce cambiamenti o marcate prese di coscienza riguardo il proprio io. In questo caso la storia s’ incentra sui percorsi di tre ragazze, compagne di studi all’ interno di un prestigioso collegio Canadese. Mary (Misha Barton) è la voce narrante, colei che osserva e affina in se stessa impressioni e riflessioni, la testimone emotiva che cela il dolore della perdita’ materna e cerca involontariamente un punto di riferimento che la liberi forse dalla solitudine o anche solo dall’ inquietudine che l’ affligge. Tory (Jessica Pare’) e’ l’elemento solare, rappresenta la bellezza e la spontaneita’, spontaneita’ che verra’ presto repressa dai rigidi dogmi di una famiglia alto borghese che mai potrebbe accettare l’orientamento erotico/affettivo della propria figlia. Infine vi e’ Pauline (Piper Perabo) dai tratti caratteriali inconsapevolmente femministi, animata da uno spirito di ribellione, da sogni presenti (conoscere la sua vera madre) e sogni futuri (stare con Tory anche al di fuori delle mura scolastiche). L’ impianto narrativo si focalizza sull’ amore impossibile fra Pauline e Tory, quest’ ultima attanagliata dallo spettro del senso di colpa indotto dalla famiglia e che decidera’ amaramente di eludere il sentimento che nutre per Pauline ed andare avanti senza di lei. Non meno rilevante sara’ la catarsi emozionale di Pauline, la sua disperazione, che condurra’ la giovane ad una profonda eclissi esistenziale, ove il confine fra realta’ e ideale finira’ con il fondersi drammaticamente. Mary, spettatrice diretta e testimone volontaria del declino di Pauline, maturera’ in questo tempo concetti e pensieri che la motiveranno a crescere e a comprendere la forza indomabile dell’ amore. La storia impone il melodramma (tanto caro a buona parte del mondo lesbico) e rimane fedele al filone che annovera il cosiddetto finale tragico (come tradizione insegna). Ma forse vi sono anche altri aspetti che si possono considerare nel film, fra questi: lo sdoganamento delle apparenze. Mary diviene colei che trasforma la sua fragilita’ in forza, si erge a racconto, trova se vogliamo una luce nel buio entro il quale Pauline si perde. Diviene colei che nomina, che conferisce una voce al dolore. Assistiamo all’ intorpidimento di Tory, la ragazza che all’ inizio porta il sole, la vivacita’ e la freschezza, diviene via via colei che si soffoca e soccombe alle leggi del padre, sfiorisce, si adegua e sceglie la morte dell’ anima. Pauline che da sempre rappresentava la capacita’ di giostrare intuito, intelligenza e scaltrezza. Diviene vittima delle proprie stesse ingestibili emozioni, colei che si smarrisce, che perde la via, laddove l’amore tradisce ed abbandona. La bellezza di questo film a mio avviso risiede proprio qui, nella trasformazione che le tre giovani donne compiono in loro stesse, e dal fatto che ciascuna di esse rappresenti degli aspetti della psiche femminile ed il suo modo di far fronte alle difficolta’ esterne.
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Late Bloomers
Doralei Una storia che la fa in barba alla rassegnazione generalista riguardante il fatto che i films a tematica lesbica non possano mai avere un happy ending. Gli ingredienti per la torta vi sono tutti: la conservatrice e bigotta provincia americana, la cecita’ famigliare a riguardo dei cambiamenti che investono la donna nella societa’, la condanna sociale per chi travalica la norma e stravolge il fantomatico ed incontrastabile ordine naturale, il bisogno d’ inseguire i propri sogni, l’ amore che vince a dispetto degli ostacoli. Entrambe le protagoniste con il loro aspetto outsider, un’ altissima e sgraziata Connie Nelson (ma quanto e’ alta?) e una florida, insicura Dee Hennigan con le sue floride rotondita’, abbattono il cliche della coppia dall’ aspetto estetico rassicurante e perfettino. Due fisicita’ che si contrappongono e che si cercano finendo con l’ innamorarsi di quello che comunemente chiamiamo difetto, ma che invece nello sguardo dell’ altra diviene punto di forza ed inestinguibile unicita’. Mai film a tematica mi e’ mai parso cosi’ tenero e dolcemente roseo. Visione consigliatissima.
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Aimée & Jaguar
Doralei La forza del film risiede nelle interpretazioni delle due protagoniste, una particolarmente ispirata Maria Schrader che interpreta il ruolo di Felice e una bravissima Juliane Kohler nel ruolo di Lily. Si puo’ dire che nel complesso il film non ha nulla da invidiare al romanzo, tanto che nella trasposizione cinematografica la storia viene maggiormente incentrata sul rapporto fra le due donne a differenza della ricostruzione biografica della Fisher, ove il punto di vista di Lily assume toni preponderanti. Esso e’ inseribile in quel filone cinematografico proteso a narrare i vissuti di diverse umanita’ (in questo caso l’amore lesbico), che viene affrontato durante lo svolgersi della tragedia del secondo conflitto mondiale. Non per nulla la persecuzione che vivra’ Felice avverra’ in quanto ebrea e lesbica. Le scene d’ amore vengono rappresentate con forte coinvolgimento emotivo esse esprimono appieno il disperato reciproco amore reso piu’ intenso dalla paura e dall’ afflizione di perdere l’ altra in un contesto storico brutale e colmo di odio, un’ epoca asfittica dove intolleranza e specismo dominavano incontrastati sulle vite degli altri. La spettatrice avverte il senso di clandestinita’ e costante pericolo entro il quale Lily e Felice si dibattono. Splendida la scena della gita ove assistiamo ad un momento di fresca gioia e ritrovata serenita’ che purtroppo durera’ il tempo di un sospiro di sollievo. Il finale commuove poiche’ lascia spazio alla memoria e alla bellezza del ricordo inerente ad un periodo in cui la felicita’ era ancora possibile.
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Due ragazze innamorate
Doralei Una storia all’ insegna della scoperta del primo amore, quella fra Randy (adolescente butch bianca, figlia del proletariato) e Evie (ragazza piu’ grande, di colore, figlia dell’ alta borghesia) la chiave di svolta delle loro vite sara’ appunto il loro incontro destinato ad abbattere le barriere dettate da eta’, sesso, etnia e classe sociale, per divenire assieme davanti agli occhi del mondo quella che altro non e’ che essere la cosa piu’ importante, amarsi a dispetto dell’ ostracismo che le circonda. Si apprezza molto del film il fatto che gli elementi culturali: libri e musica su tutti, divengano collante fra le due protagoniste, motivazione e slancio nello scoprire il mondo dell’ altra. Altrettanto apprezzabile e’ l’ universo di donne che circonda le due ragazze e che durante l’ arco del film subira’, in seguito allo sviluppo della storia, delle evoluzioni. Ciascuna donna reagira’ all’ incontro fra Randy e Evie in maniera diversa: Dalla ex amante di Randy, alle due compagne adottive e premurose che si prendono cura di lei, dalle amiche snob di Evie alla madre di quest’ultima, figura amorevole ma che in seguito durante lo svolgimento avra’ non pochi problemi ad accettare l’orientamento della figlia. E’ come se la regista puntasse lo sguardo su un universo femminile, la cui concezione dell’ amore ricolmandosi di avveduti consigli e improbabili ammonimenti “su cio’ che sarebbe meglio e giusto fare” finira’ con il divenire sempre di piu’ un eco sordo e inascoltato per le protagoniste intente a vivere reciprocamente la scoperta l’ una dell’ altra, divenendo esempio per tutte di coraggio e resistenza al pregiudizio.
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Due ragazze innamorate
Doralei Una storia all’ insegna della scoperta del primo amore, quella fra Randy (adolescente butch bianca, figlia del proletariato) e Evie (ragazza piu’ grande, di colore, figlia dell’ alta borghesia) la chiave di svolta delle loro vite sara’ appunto il loro incontro destinato ad abbattere le barriere dettate da eta’, sesso, etnia e classe sociale, per divenire assieme davanti agli occhi del mondo quella che altro non e’ che essere la cosa piu’ importante, amarsi a dispetto dell’ ostracismo che le circonda. Si apprezza molto del film il fatto che gli elementi culturali: libri e musica su tutti, divengano collante fra le due protagoniste, motivazione e slancio nello scoprire il mondo dell’ altra. Cosi’ come altrettanto apprezzabile e’ l’ universo di donne che circonda le due ragazze e che durante l’ arco del film subira’ delle evoluzioni a riguardo della loro storia, dalla ex amante di Randy, alle due compagne adottive e premurose che si prendono cura di lei, dalle amiche snob di Evie alla madre di quest’ultima figura amorevole ma che in seguito durante lo svolgimento avra’ non pochi problemi ad accettare l’orientamento della figlia. E’ come se la regista puntasse lo sguardo su di un mondo di donne la cui concezione dell’ amore ricolma di avveduti consigli e improbabili ammonimenti finisse con il rimbalzare di rimando proprio dietro a coloro che appaiono dimentiche su di cosa si fondi un sentimento. E’ proprio il confronto che le due avranno con un’ umanita’ femminile e variegata a rafforzare sempre di piu la loro unione, divenendo esempio per tutte di coraggio e resistenza al pregiudizio.
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Boy Erased
SuperPop Il film nel complesso non è male. Qualcosa però non torna. Ci sono parecchi buchi nella sceneggiatura anche se il racconto scorre abbastanza velocemente.
A mio parere non avrei scelto Nicole Kidman (non la trovo più una brava attrice come una volta) mentre il protagonista, Lucas Hedges è perfetto nella parte!
Una storia di paura, dolore e comprensione che ti scuote come un pugno nello stomaco. -
Fucking Amal
Doralei Una storia che esalta il vuoto esistenziale che impera nella provincia (la provincia svedese di fatto somigliante a qualsivoglia altra provincia del mondo), ove bullismo, ristrettezza di vedute, scarse opportunita’ per il futuro fanno capolino lasciando poco spazio all’ immaginazione. In tutto questo vi e’ lei, Agnes, sedicenne carica d’ interrogativi, insicurezze, bisogno d’ affetto e tanta voglia di spiccare il volo prima che nel mondo fra le braccia di Elin, bionda e bella coetanea per la quale ella ha perso il cuore. Nel film assistiamo alla presa di coscienza del proprio orientamento da parte di Agnes, le prime problematiche inerenti al desiderio e all’ esigenza di cercare la liberta’ in un amore che si vorrebbe vivere scevro da pregiudizi e preconcetti. Il dolore dell’ attesa, lo sconforto provato nel maturare la consapevolezza dell’ ottusita’ altrui, in questo caso dei compagni di scuola, a riguardo dei propri sentimenti, il rapporto conflittuale con i genitori, il bisogno di affermare se stesse, emergono con un delicato pudore per tutta la durata del film. Potrebbe essere un film alla Rohmer per intenderci. La timida pagina del diario di una fanciulla in fiore, d’ altrocanto Possiamo arrivare ad intuire cosa ne sara’ di Agnes, se corriamo con il pensiero. Magari una futura donna in affari abitante a Stoccolma, lesbica libera ed affermata che riguardera’ al suo amore per Elin con acccorata e tenera nostalgia. Un film che ha buoni presupposti per essere consigliato.
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L' Educazione fisica delle fanciulle
Doralei Un film dalle atmosfere suggestive e rarefatte ove le protagoniste eseguono un minuetto recitativo capace di trasportare gli spettatori in un mondo sospeso fra sogni eterei e angosce ancestrali, molteplice la simbologia narrata per immagini, quale: la grotta, il castello, la cascata, la stanza segreta, il giardino, rappresentazioni dell’ inconscio collettivo, volte a rimandare l’ idea di una condizione femminile che si cerca e vaga smarrita al fine di trovare una ragione che avvalori il proprio bisogno di liberta’ al di fuori da un contesto misterioso ed opprimente. Potremmo guardare a questa storia come ad una fiaba morale dall’ esito infelice che ci desta dal torpore dei sensi e ci travolge con un brusco risveglio. Ottime le interpretazioni. Consiglio a tutte e a tutti il libro di Fuochi d’ artificio di Wedekind, ove all’ interno troverete il racconto Mine Ha Ha, dal quale il film e’ tratto.
Un appunto sul regista Gus Van Sant e’ necessario, ossia che questo film da lui diretto risulta essere indubbiamente il suo film piu’ luminoso e franco, piu’ politicamente coraggioso e sociale. Altre sue storie cinematografiche in passato mi hanno avvinta come: Malanoche, Cowgirl, Will Haunting e L’ Amore che resta ma qui siamo davanti ad un’ opera epica, di sostanziale rilievo storico. Milk segna un traguardo importante, poiche’ si pone a cavallo di un cambiamento che avanza sempre piu’ inesorabile e appunto per questo la questione LGBT necessitava di una storia simile e che solo il cinema con la C maiuscola avrebbe potuto raccontare. Certo crea un certo effetto pensare che oggi la vita di quest’ uomo vista al cinema ottenga una risonanza cosi’ preponderante mentre le sue lotte sono iniziate in quell’ “ieri” di cui molti di noi in passato e in altri luoghi del mondo compresa l’ Italia ne eravamo solamente spettatori distanti o sostenitori parziali. Ne e’ passata di acqua sotto i ponti e si arriva ad oggi a celebrare una figura importante per la lotta dei diritti civili come quella di Harvey Milk. Come si suoldire meglio tardi che mai.