I commenti degli utenti
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Sugar
solokiefer Da un racconto di Bruce LaBruce nasce la sceneggiatura di questo Sugar che, del regista, contiene tematiche ed ambientazione.
Il giorno del suo diciottesimo compleanno, Cliff passa la notte con un gruppo di marchette e conosce Butch: bellissimo, sexy ed oscuro personaggio della notte. Se ne invaghisce subito (e chi non lo avrebbe fatto?) e per quell’escort monta un’ammirazione mista a desiderio ed amore che lo fa essere costantemente a sua disposizione, sia nelle varie esperienze sessuali che non, droga in primis.
Come sempre, però, arriva il momento in cui le strade si devono dividere, ed è li che Butch affonda mentre Cliff trova la via per tornare ad una vita normale, o vagamente equilibrata.
Il punto di non ritorno è segnato Butch, che si scopa il ragazzo per soldi davanti ad un cliente, in modo crudo e del tutto privo d’amore (la stessa scena è presente in Hustler White di Bruce LaBruce).
Il finale è comunque positivo e simpatico, si vede Cliff mentre fa sesso nel bagno con uno sconosciuto: una scena alienante che lo mostra come perfettamente ripreso dalla veloce scomparsa della sua ossessione diabolica.
Sugar è un film impegnato che rimanda spesso al primo Gus Van Sant ma è, al tempo stesso, schietto ed ingenuo, tanto che talvolta sembra un documentario sui ragazzi di strada.
L’ironia della sorte ha voluto che l’attore protagonista, che nella storia riesce a salvarsi dal gruppo di marchette togliendosi dai guai, sia morto giovanissimo, a 25 anni, per avere mangiato un fiore velenoso, l’aconito.
Nota di merito per la sorellina intelligente che accompagna con saggezza Cliff per tutta la trama. -
Presque Rien - Quasi niente
solokiefer Una storia d’amore tra adolescenti, niente di particolarmente consigliato a chi ama le sparatorie o gli effetti speciali. Un film sulla giovinezza. Lento.
I tre tempi in cui si sviluppa la storia (presente, passato e passato remoto) si mescolano creando un unico movimento che vede protagonisti Matthieu ed il suo dolore.
La genuinità e la schiettezza che caratterizzano la pellicola appaiono fin dalle prime immagini, con primi piani insistenti sul protagonista.
L’inizio della storia viene seguito con ritmo molto lento, con dettagli esasperanti e col sesso mostrato in maniera molto naturale, ma anche molto passionale: una strategia indispensabile per far intuire la folle bramosia che Matthieu prova per Cedric.
Quest’ultimo è un fighetto stronzo ed arrogantello di cui ci si innamora in pochi minuti, ma sul quale, invece, non si dovrebbe riporre un grammo di fiducia. Ma provoca in Matthieu una tale ossessione da spingerlo a cercare il suo ex ed a frequentarlo (confondendo lo spettatore: dal il punto di vista della sceneggiatura, questo passaggio non è proprio chiarissimo).
Non esistono le iperbole di molti film a tematica gay: è la semplice rievocazione di un amore finito che ha fatto soffrire, è molto più complicata la famiglia di Matthieu con quella madre assente, soprattutto dal punto di vista mentale.
Accanto ai due ragazzi, la protagonista assoluta è la spiaggia in cui nasce l’amore: tra colori pastello e riverberi luminosi ospita la fuga di Matthieu, grigia e spenta sarà invece li a sottolineare un inverno, anche dell’anima. -
Soundless Wind Chime
solokiefer Enigmatica storia d’amore, fatta di silenzi, che si muove su diversi piani temporali: passato e presente s’intersecano creando un tutt’uno. Questo non tempo è avallato dalla credenza orientale – più volte citata nella pellicola – che vuole che, una persona, dopo la propria morte, torni il settimo giorno successivo per dire i suoi addii.
Le parole mancano quasi del tutto, la comprensione della storia non è facile, anche se ci si lascia accompagnare, prendere per mano dalle immagini: si deve arrivare alla fine del film per riuscire a capirlo del tutto.
Dal punto di vista tecnico è davvero riuscito: fotografia con colori bellissimi, lunghi piano sequenza, paesaggi urbani e naturali equamente evocativi. Nonostante sia ambientato tra Hong Kong e la Svizzera, le suggestioni del cinema orientale appaiono predominanti.
Anche se il film è lieve e soave, la storia raccontata parla di un amore sbilanciato in cui Pascal, svizzero irrequieto che ad Hong Kong fa l’artista di strada (e talvolta il ladro), tratta Ricky da servile cinesino, sottomettendolo. Pascal ha bisogno di Ricky ma desidera allo stesso modo una vita che comprenda altri ragazzi da incontrare, discoteche e libertà. Questa dicotomia sentimentale lo fa soffrire e, nonostante il suo personaggio non mi piaccia per niente, nel momento in cui si accorge che il suo comportamento ferisce oltre ogni modo Ricky, ha un’intuizione di colpevole consapevolezza in una scena favolosa dentro ad un bus, girata con colori bellissimi.
E’ assai strano che un film così intenso e di ottima fattura (il regista ha impiegato cinque anni a terminarlo), abbia avuto successo solo in ristrettissimi circoli. -
Lose Your Head
solokiefer La prima metà del film è interessante: Luis incontra Viktor (il suo personaggio è la cosa più riuscita della pellicola), affascinante vagabondo che vive nella Berlino underground, strettamente legato a Dimitri. Inizia così a delinearsi un thriller che viene però interamente distrutto nella seconda parte. II regista perde letteralmente il filo, la storia diventa priva di senso e quasi impossibile da seguire: incubi, sogni, personaggi che muoiono e ritornano. Un delirio.
Un thriller psicologico che lentamente si trasforma in un film (involontariamente) comico che neppure il finale altamente drammatico riesce minimamente a salvare.
Il tutto lascia però una gran voglia di tornare al Berghain. -
The Imitation Game
solokiefer The Imitation Game è un film ambizioso: vuole segnare il riscatto di Alan Turing, scienziato trattato in maniera sprezzante dal governo inglese, appena dopo la guerra che Turing stesso aveva contribuito a far vincere agli Alleati. Ed è proprio in questa ambizione che il film inciampa: il desiderio di girare una pellicola di grande successo ed ampio respiro porta il regista a perdersi.
Un passo falso il voler raccontare genericamente la vita del protagonista, invece che puntare il riflettore su una singola porzione ed approfondirla.
Il tutto odora talvolta di fiction ben fatta.
Il film è godibile, intendiamoci, bellissima fotografia, buona colonna sonora. Lo si vede d’un fiato senza controllare il cellulare.
Benedict Chumberbatch si conferma un attore straordinario, riesce ad essere antipatico, arrogante e trasmette perfettamente l’idea del disagio di Turing. Uno studio perfetto del personaggio, insomma, arricchito da piccoli tic e sguardi persi nel vuoto. Un’interpretazione magistrale che è senza dubbio la cosa migliore della pellicola. Non mi stupirei di un Oscar anche perchè, più in generale, l’intera produzione sembra essere nata per mirare fin troppo palesemente a quell’obiettivo.
Ho trovato invece fuori fuoco il ruolo di Keira Knightley, ogni volta che appariva (e accade assai spesso) mi ha sempre dato l’idea di essere troppo moderna per l’ambientazione, fuori dall’epoca rappresentata (purtroppo mi ha evocato anche la sua presenza imbarazzante nel film di Cronenberg). Perfetti invece Matthew Goode e Allen Leech, i due collaboratori di Turing. -
Big Bang Love, Juvenile A
solokiefer Film intenso, di ambientazione teatrale, in cui il regista crea un quadro di assoluta bellezza in ogni singolo fotogramma.
Una carrellata di immagini sublimi (quella della scala in orizzontale su tutte) che si incastrano alla trama di un mistero che si svela con lentezza e parsimonia.
E’ una storia d’amore fantastica, soprattutto perché non è una storia d’amore, è qualcosa di meno e, senza dubbio, qualcosa di più.
Questa ambientazione, che rimanda a Fassbinder e Derek Jarman, incornicia un “non luogo”: un carcere in cui non esistono mura, in cui ogni movimento dei detenuti sembra far parte di una coreografia ed in cui i dialoghi si alternano a lunghi ed estenuanti silenzi.
Una storia in cui il tempo non ha valore cronologico e le scene vengono ripetute ogni volta con una valenza diversa: viene data allo spettatore la possibilità di scegliere se seguire la trama oppure lasciarsi andare e fluttuare insieme al film.
E alla fine tutto viene svelato, ma con una soluzione che sembra dire “c’era davvero bisogno di una spiegazione?“.
Colpo di genio il metodo seguito per l’interrogatorio, in cui le domande non vengono enunciate ma sovrimpresse alle immagini.
Le inquadrature degli esterni sono enormi e bellissime, finte e pittoresche. Inchiodano l’unico vero colpevole: l’arcobaleno. -
Matterhorn
solokiefer Mi è impossibile definire Matterhorn: è un film drammatico, una commedia. E’ un film surreale, certo, ma con una linea narrativa ben precisa e determinata.
C’è amicizia, amore, ma anche tanta solitudine ed intolleranza.
Nei primi venti minuti non ho capito granché di ciò che stava accadendo, ma le splendide immagini mi hanno tenuto attento e partecipe.
Poi, lentamente ma inesorabilmente, la trama prende forma, fino a definirsi una storia chiara e lineare: la storia di due persone che entrano in contatto.
Mi ha dato la stessa sensazione che mi dà la lettura di una poesia complicata, di cui non si capisce nulla da principio ma che lentamente si rende sempre più chiara fino ad arrivare all’anima.
Nella vita di ognuno dei due pare non esserci spazio per l’altro, chiusi uno nella sua follia e l’altro nella gabbia mentale generata da credenze e dogmi religiosi.
La differenza abissale tra lo stile di vita di entrambi i protagonisti (favolosi i due attori e il cast intero) diventa proprio il terreno comune in cui i due si confronteranno, creando un loro linguaggio e addirittura una professione di intrattenimento.
La macchina da presa è sempre didascalica, la fotografia è bellissima. Un film pensato per la TV con una regia propria dei film da grande schermo.
Caldamente consigliato a chi ama i film di Kaurismaki. -
Lilting
solokiefer La fotografia è bellissima (ho scoperto solo dopo la visione che ha vinto un premio al Sundance) e anche le ambientazioni sono suggestive: sarebbe la regia perfetta per un film lieve piuttosto che per uno con implicazioni politiche e sociali.
Non riesce ad essere intimo e sentimentale nè una denuncia di barriere culturali. Rimane semplicemente una rappresentazione di ostacoli ben girata. -
Something Like Summer
Fra Non trovo il film…vorrrei vederlo!
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Gerontophilia
solokiefer Con questo film, Bruce LaBruce abbandona i temi a lui cari (trash, vampiri e cazzi esposti) per realizzare una struggente storia d’amore che ha il sapore del melodramma alla Douglas Sirk ed i toni più moderni di Gregg Araki e Gus Van Sant.
La storia d’amore è tra Luke, infermiere poco più che ventenne, e Mr Peabody, 82enne piuttosto acciaccato.
Il ragazzo ha scoperto già da qualche anno di prediligere uomini decisamente più adulti, dopo l’imbarazzante erezione avuta cercando di salvare un anziano con la respirazione bocca a bocca in piscina. Lavora in un ospizio (quale miglior posto?) dove gli ospiti vengono trattati piuttosto male e resi per lo più innocui dai farmaci. Ed è là che incontra Mr Peabody.
Il desiderio di toglierlo dalle grinfie degli altri infermieri spinge il giovane ad optare per una fuga romantica, aiutato dalla fidanzatina Desire (carinissima libraria, che accetta sorpresa il fatto di essere lasciata per un uomo di 82 anni anche se ancora innamorata).
Il viaggio avvicina ancora di più i due, fino ad un epilogo amaro.
LaBruce espone i corpi senza nessuna censura: accanto al bellissimo Pier Gabriel Lajoie, inquadra in primissimo piano le rughe e le grinze di Walter Borden, che interpreta il fantastico Mr Peabody.
Nonostante il cambio di stile, l’irriverenza del regista resta presente, con scene surreali in cui il giovane ragazzo si masturba davanti al corpo decaduto e svestito dell’amante o quando spia il culo nudo e flaccido di un anziano a cui apre la vestaglia nel sonno.
Un uso sapiente del ralenti sottolinea le scene più intense e conferisce la cifra romantica ad un film che lo stesso regista ha definito come: “una commedia romantica delicatamente perversa“.
La figura della madre, incapace di badare a sé stessa e che s’invaghisce di qualsiasi uomo le presti un po’ di attenzione, è un cliché interpretato benissimo da Moe Jeudy-Lamour. Divertente ed originale la relazione tra il giovane e la sua ragazza, scandita da lunghissimi baci, scambiati citando ossessivamente nomi di donne rivoluzionarie.–
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Weekend
solokiefer uesto piccolo film indipendente è diventato un culto nella comunità gay. Il motivo principale del suo successo risiede nella parola immedesimazione: immagini e dialoghi guidano lo spettatore gay a ricordare qualche esperienza della propria vita.
Il racconto è molto semplice, ovvero un weekend passato da due tipi che si conoscono in un bar gay dell’Inghilterra. Eppure la semplicità con cui procede il film è proprio la sua forza, ti spinge a pensare: “cazzo a me è successo esattamente lo stesso!”, ed inizi a sentire in bocca il gusto di quei fine settimana passati con sconosciuti, che parevano non finire mai.
Due ragazzi carini, ma assolutamente nella media, due tipi con cui ci si può immedesimare immediatamente. Ed è riuscitissima la rappresentazione delle due tipologie gay: Glen, l’artista, il combattente attivista, gay h24, sempre pronto ad una lotta per i propri diritti e Russell, il bagnino, dichiarato solo con gli amici più cari e che tiene un profilo basso.
Aprirsi con un estraneo è la cosa più naturale, non hai paura di far intravedere le tue debolezze e contraddizioni, di cui soprattutto Glen è farcito.
Riuscitissima la scelta del regista di riprendere alcuni dialoghi dei protagonisti in situazioni ordinarie e banali, quasi come li stesse spiando. Ho letto molte critiche riguardo ad un uso smodato di droghe durante le vicende narrate nel film, ma mi pare che la realtà non sia lontana.
L’apice romantico è dato dalla partenza di Glen. E, del resto, che avrebbe dovuto fare? Rinunciare ad un corso d’arte di due anni a Portland? Su, dai. -
The Way He Looks
solokiefer o sono stato un fan del Tempo delle mele, quando ero molto giovane. Questo per avvertire che non riesco mai ad essere del tutto imparziale nel giudicare film riguardanti amori adolescenziali.
Certamente tutta la storia è raccontata con una linearità piuttosto semplice, che a volte sconfina nella superficialità, ma fino al felice epilogo il film tiene sempre e lascia un senso di serenità di cui, diciamocelo, talvolta abbiamo bisogno. -
Reaching for the Moon
solokiefer Colei che si inserisce in una storia già molto longeva è la poetessa Elizabeth Bishop, che modifica un equilibrio da molti anni esistente per crearne uno nuovo, con non poche difficoltà, soprattutto legate ad un consumo smodato di alcol, in una cornice storica di grandi cambiamenti.
Ciò che emerge chiaramente è la solitaria figura della donna come artista che, nonostante molto amata e con grande riconoscimento pubblico come poetessa, trova nel pessimismo e nell’arte gli unici compagni fedeli di una vita. La frase che più di tutte lo evidenzia è quella che dice prima di lasciare il Brasile: “Quando non riesco ad avere qualcosa che desidero sono triste ed infelice, quando invece riesco ad ottenerla, ho paura di perderla. E l’attesa che ciò accada mi uccide“. -
The Go Doc Project
solokiefer Visivamente il film è un frullatore di immagini che potrebbe risultare frenetico, ma rispecchia l’irrequietezza delle dinamiche virtuali, costruite su App, profili sui Social Network e Smartphones. Di sfondo c’è la grande città, che non è mai protagonista, bensì quasi un limbo in secondo piano.
E’ una relazione semplice, in cui entrambi si mettono a nudo, emoziona ma allo stesso tempo colpisce, soprattutto nella parte carnale, valorizzata al massimo dall’insistenza della telecamera sui corpi, maggiormente su quello di Go, che si lascia guardare con una verve esibizionistica sfacciata. -
The Normal Heart
solokiefer Il film è bello. Politico, certo, molto parziale e partigiano. Degna di nota la bravura degli attori (tutti nominati al premio Emmy) che, nella dimensione dell’intimità della loro vita quotidiana, ci coinvolgono in un equilibrio fatto di lotte e di sconfitte, nella cornice dell’epicità della storia totale del film.
Il cast ingaggiato è quasi da Blockbuster, attori importanti che recitano molto bene e con misura. Mark Ruffalo e Matt Bomer bravissimi, bellissimi e coppia intensa, Julia Roberts – che ormai recita sempre più la parte della bruttina interessante per orientarsi probabilmente in ruoli da Oscar – è comunque molto credibile e brava.
Certo è un film che colpisce il lato più emotivo dello spettatore in maniera sfacciata, onesta, e commuove in maniera sincera.
Certo il pubblico gay sarà più coinvolto, anche per la contestualizzazione storica della vicenda. -
Plan B
solokiefer Questo è un film sensuale. Dall’inizio alla fine permane una tensione erotica, non eclatante però costante.
Un triangolo di amicizia, sesso e amore tra Bruno, Laura e Pablo in cui gli equilibri si modificano continuamente, mentre scorre una trama scarna e basica, priva di eventi sorprendenti ma con la telecamera che ritrae la loro vita che fluttua in una Buenos Aires di feste, palestre e concerti. Di notti passate a dormire in case altrui.La tensione aumenta quando il legame che pareva calcolato con un trucco diventa invece il più autentico. E profondo.
Grande importanza nel film e risalto ce l’ha la fisicità degli attori, belli e attraenti in modo del tutto naturale e non ostentato che avvalla completamente la credibilità del racconto.
Bellissima la scena finale -
Califórnia
solokiefer La mia adolescenza. Tutti i dischi, i poster, le feste, i meccanismi per cui ti piaceva uno o una e poi dopo dieci minuti qualcun altro, i video di Siouxsie and the Banshees, le cassettine, i Dead Kennedys, i Tuxedomoon, gli Smiths, i Joy Division e i Cure. E cercare di capire quando è il momento giusto per scopare, o per cercare di farlo.
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Stonewall (2015)
solokiefer Ambientazione alla Saranno Famosi da cui non esce nè il clima politico nè quello di frustrazione del mondo gay dell’epoca.
Le cose peggiori sono i flashback stantii che raccontano una storia di famiglia perbene che caccia il figlio gay, riciclo visito almeno un milione di volte.
Lontano anni luce da Stonewall di Nigel Finch. -
7 Kinds of Wrath
solokiefer Petros, il protagonista del film, si muove in un bianco e nero raffinato e si sposta tra Atene e il suo paese natale. Ha una storia complicata con un giovane egiziano alla scoperta della propria vita ma non è facile scriverne perché l’intero film è come se fosse un sogno addobbato con continue citazioni colte religiose, storiche e letterarie. Petros è un disperato con grazia che riesce a commuoversi ed innamorarsi, ma la fa con l’indolenza di chi è pronto a subire tutto, soprattutto le angherie del destino.
Una fotografia del nostro tempo, fatto di problemi di immigrazione e contrasti religiosi, e allo stesso tempo una luce che guarda all’eternità. Un’opera davvero difficile.
Film di tematiche contemporanee, con descrizioni di disparità e meccanismi sociali del mondo d’oggi, attorno ad una storia di affetto originale.
Inizio davvero potente per questo Eastern boys, una vicenda stile Arancia meccanica che fa immedesimare subito lo spettatore col proprietario dell’appartamento (e protagonista del film) che, da un semplice incontro con una marchetta, si trova ostaggio di una banda di ragazzi di strada dell’est che lo derubano di tutto.
Uno della banda, però, torna, dando inizio ad una strana storia di sesso a pagamento che lentamente si evolve in altro.
Con l’avanzare della conoscenza tra i due, aumenta l’affetto ma non diminuisce il disequilibrio: Daniel l’uomo affermato e Marek la marchetta, se non altro per il fatto che alla fine di ogni incontro c’è una somma di denaro come ricompensa.
Il film ha due guizzi, in completa controtendenza col ritmo lento e didascalico che ha per una buona metà: il primo è quando si esce da casa di Daniel per trasferire l’azione nel centro d’accoglienza dove vivono i criminali protagonisti del colpo iniziale, dando così un finale concitato con sfumature poliziesche. Il secondo, ancor più sorprendente, è la svolta finale di Daniel di rinunciare al sesso (cosa che lascerà Marek stupito ed ancor più amareggiato, consapevole del fatto che fosse la sua unica moneta di scambio) per intraprendere un percorso genitoriale e tutoriale: il suo amore ha bisogno di diventare altro.
Bravi tutti gli attori ad interpretare personaggi disegnati assai bene, con mutamenti di abitudini ed indecisioni che danno loro carattere ed originalità.