I 10 film LGBT che hanno segnato il 2018

(Pagina a cura di Simone Fabriziani)

Con l’arrivo del 2019 si fanno le somme dell’anno passato e quale momento migliore per rispolverare i dieci titoli cinematografici che hanno segnato il 2018 in ambito LGBT. Dal successo clamoroso di Chiamami col tuo nome all’arrivo nelle sale italiane nelle prossime settimane di Copia originale e La favorita, ripercorriamo brevemente i lungometraggi fondamentali che hanno segnato il genere nell’ultimo anno (e che dovete assolutamente recuperare).

Classifica

  1. Chiamami col tuo nome (dir. Luca Guadagnino)

    Chiamami col tuo nome (dir. Luca Guadagnino)

    A metà degli anni Ottanta, nell’Italia settentrionale, il diciassettenne Elio, l’unico figlio della famiglia italo-americana dei Perlman, si prepara ad affrontare un’altra noiosa estate nella villa dei genitori quando l’arrivo di Oliver sconvolge i suoi giorni. Accademico ventiquattrenne, Oliver è arrivato per aiutare il padre di Elio, insigne professore ed esperto di cultura greca. Durante le sei settimane di permanenza dell’ospite, Elio viene conquistato dal suo essere frizzante, spontaneo e affascinante.

    Uscito nelle sale Usa nel 2017 ma in quelle italiane soltanto nel primo mese del 2048, il capolavoro avvolgente di Luca Guadagnino segna una nuova pietra miliare per il cinema queer e racconta l’iniziazione sessuale e la scoperta di sé del giovanissimo Elio (Timothée Chalamet) con senso della voluttuosità, nell’uso sapiente dei cinque sensi all’interno del racconto e di un uso della macchina da presa che fa invidia al cinema di Chabrol e Bertolucci.

  2. Sorry Angel (dir. Christophe Honoré)

    Sorry Angel (dir. Christophe Honoré)

    Jacques Tondelli abita a Parigi ed è uno scrittore. Non ha ancora 40 anni ma ha già nei confronti della vita una sfiducia che gli impedisce d’immaginare che il meglio debba ancora venire. Più a Ovest, dalle parti di Rennes, c’è Arthur Prigent. Arthur è uno studente, legge e sorride molto e crede che tutto sia possibile. Jacques e Arthur si piaceranno.

    Il film di Honoré è stato presentato in concorso all’ultimo festival di Cannes con ottimi riscontri di pubblico e critica, segno testimoniale dell’ottima tenuta tra il cinema francofono e la tematica LGBT soprattutto all’indomani del successo straordinario dello scorso anno di 120 battiti al minuto.

  3. La favorita (dir. Yorgos Lanthimos)

    La favorita (dir. Yorgos Lanthimos)

    Inghilterra, inizio del XVIII secolo. La regina Anna vede il suo rapporto con la sua consigliera e amante clandestina Sarah Churchill, la duchessa di Malborough, sconvolto dall’arrivo di Abigail, la giovane cugina della duchessa. Ben presto, gli equilibri di potere tra le tre donne finiranno per influenzare anche i rapporti tra la sovrana e la corte.

    Il gioco di potere alla corte della regina Anna si trasforma in balletto di scrittura brillante e in un trittico di performance femminili da premio immediato (oltre ai premi Oscar Rachel Weisz e Emma Stone su tutte la straordinaria Olivia Colman, premiata a Venezia). L’aspetto queer della relazione morbosa tra le tre protagoniste diventa qui pretesto per una ironica e grottesca disamina sui rapporti di potere nell’ombra che si instaurano affinché il potere stesso rimanga nelle mani giuste. O forse no. In Italia dal 24 gennaio con 20th Century Fox.

  4. Copia originale (dir. Marielle Heller)

    Copia originale (dir. Marielle Heller)

    La scrittrice Lee Israel tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta si occupa delle biografie di personaggi del calibro di Katharine Hepburn, Tallulah Bankhead, Estee Lauder e Dorothy Kilgallen. Quando non vedrà più i suoi lavori pubblicati perché incapace di stare al passo con i gusti del pubblico, trasformerà la sua arte in inganno, aiutata dal suo fedele amico Jack.

    Presentato con successo al Telluride Film Festival e alla kermesse di Toronto, il film biografico della Heller incornicia un momento fondamentale della storia LGBT americana sullo sfondo di una New York in rapido cambiamento, segnata dalla crisi dell’AIDS in ascesa e delle conseguenze che essa ha portato inizialmente alla sua comunità, raccontata attraverso gli occhi di Lee e Jack, qui magistralmente interpretati da due imperdibili Melissa McCarthy e Richard E. Grant. Dal 28 febbraio in Italia con 20th Century Fox.

  5. Disobedience (dir. Sebastiàn Lelio)

    Disobedience (dir. Sebastiàn Lelio)

    Ronit, figlia di un noto rabbino di Londra, fugge a New York per vivere la propria vita di donna libera. Otto anni dopo, in occasione della morte del padre, rientra nella capitale inglese ma la comunità ebraica a cui appartiene non ha dimenticato la sua disobbedienza.

    Ispirato al romanzo omonimo di Naomi Alderman, il primo film in lingua inglese dal regista cileno del premiatissimo Una donna fantastica testimonia con precisione nella scrittura delle due protagoniste (Rachel Weisz e Rachel McAdams) le luci e le ombre del pregiudizio in tutte le sue forme; dalle forme della ghettizzazione della comunità ebraica nella società britannica a quelle dell’amore proibito, frutto di una disobbedienza morale che porterà scompiglio nella vita delle due protagoniste. Imperdibile.

  6. Bohemian Rhapsody (dir. Bryan Singer)

    Bohemian Rhapsody (dir. Bryan Singer)

    I Queen con la loro musica e il loro straordinario frontman Freddie Mercury hanno mandato in frantumi ogni stereotipo e convenzione, divenendo uno dei gruppi più amati della storia della musica mondiale. L’ascesa della band attraverso le loro iconiche canzoni e i loro suoni rivoluzionari e lo stile di vita di Mercury sfuggono a ogni controllo prima di portare alla trionfante reunion alla vigilia del Live Aid nel 1985, dove il cantante è chiamato ad affrontare la malattia che lo porterà alla morte e a guidare i compagni in una delle più grandi performance mai viste prima su un palco.

    Il maggiore incasso italiano del 2018, il film biografico con il più alto ammontare al box-office internazionale e disamina pop degli esordi e la vita della più grande band britannica degli ultimi decenni raccontata attraverso gli occhi di Freddie Mercury, qui interpretato da un impressionante Rami Malek, in odore di nomination all’Oscar.

  7. La diseducazione di Cameron Post (dir. Desiree Akhavan)

    La diseducazione di Cameron Post (dir. Desiree Akhavan)

    A seguito della perdita dei genitori, Cameron Post è sopraffatta da un misto di colpa e di sollievo: con la morte, i suoi non sapranno mai che è omosessuale. Anni dopo, la sedicenne Cameron vive con l’evangelica zia mentre in segreto amoreggia con la reginetta del ballo. Quando la sua indole emerge, viene mandata in un centro di cura per le sue “perversioni” sessuali. In tale surreale ambiente, trova l’amicizia di Jane e Adam, due “peccatori” che la introducono ai piaceri della normale vita da adolescente. Realizzando quanto pericoloso possa essere il lavaggio del cervello portato avanti nel centro, i tre capiranno che la migliore ancora di salvezza per loro è la fuga.

    Parla un po’ di italiano il delizioso film indie della Akhavan premiato con il Grand Special Prix all’ultimo Sundance Film Festival, co-sceneggiato dalla italiana Cecilia Frugiuele. Un ottimo prodotto dedicato alla pressante tematica delle terapie di conversione che aveva già toccato il più mainstream Boy Erased – Vite cancellate

  8. Boy Erased – Vite cancellate (dir. Joel Edgerton):

    Boy Erased – Vite cancellate (dir. Joel Edgerton):

    Jared, il figlio di un predicatore battista, è costretto a prendere parte a un programma di conversione per gli omosessuali, supportato dalla Chiesa. Entrando in conflitto con il terapeuta, Jared imparerà ad accettare la sua natura e a far valere il suo io.

    Ispirato alla storia vera di Jared Eamons, il secondo tentativo dietro la macchina da presa dell’attore australiano Joel Edgerton schiera un cast di pesi d’oro con gli ottimi Russell Crowe e Nicole Kidman, ma attenzione al bravissimo Lucas Hedges, qui protagonista assieme ad un gradito cammeo dell’icona queer Xavier Dolan.

  9. The Happy Prince – L’ultimo ritratto di Oscar Wilde (dir. Rupert Everett)

    The Happy Prince – L’ultimo ritratto di Oscar Wilde (dir. Rupert Everett)

    Negli ultimi giorni di vita, Oscar Wilde è bel nel mezzo di una crisi pubblica. Intrappolato in un quadrato sentimentale in cui tutti – Constance, Robbie e Bosie – amano lui, Oscar è privato anche della propria libertà. Da poco uscito di prigione, è costretto all’esilio all’estero e ad affrontare i propri demoni.

    Affresco dei mille volti del celebre autore inglese della fine del XIX secolo, il film dietro e davanti la macchina da prese di Everett è il miglior testamento al genio della letteratura britannica; Oscar Wilde, qui raccontato nei suoi aspetti pubblici e privati negli ultimissimi ed oscuri anni della sua vita, viene celebrato come essere umano fragile, imprevedibile, futuribile, imprescindibile, inedito.

  10. A Kid Like Jake (dir. Silas Howard)

    A Kid Like Jake (dir. Silas Howard)

    Alex e Greg, una coppia di sposi, si confrontano con la difficoltà dell’essere genitori quando il loro piccolo figlio mostra interesse più per Cenerentola che per G.I. Joe. Ciò inevitabilmente porta a una spaccatura tra i due, costretti a confrontarsi con ciò che sarebbe meglio per il loro figlio e per loro stessi.

    Una commedia famigliare tenera e commovente, che silenziosamente fa la storia del cinema queer con il regista Silas Howard, primo autore transgender statunitense dietro la macchina da presa.

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