Nel suo romanzo di esordio “Tutto ciò che ti appartiene”, l’americano Garth Greenwell racconta l’ossessione di un professore di inglese a Sofia per il ragazzo di vita Mitko. E, attraverso la voce malinconica del protagonista, compone una parabola universale sull’amore che, dai critici d’oltreoceano, è stata paragonata a Mann e a Nabokov
Quando nel sesso entrano i soldi, i ruoli si confondono. Chi paga, in teoria il carnefice, compra l’amore, che dovrebbe essere gratis. Chi è pagato, in teoria la vittima, però ottiene il denaro. Di sicuro, in questo dilemma, c’è solo che è irrilevante se parliamo di sesso etero o gay. Così come è irrilevante e riduttivo, se non dannoso, definire Tutto quel che ti appartiene un romanzo sull’amore omosessuale. È semplicemente un romanzo sull’amore che ha come protagonisti due uomini, il narratore che si innamora del (bel) ragazzo di (non bella) vita Mitko… Tutto ciò che ti appartiene non è lunghissimo, non arriva alle 200 pagine. Ma compensa la foliazione con densità di scrittura e di narrazione: in tempi di tweet e di scarsità di parole che normalmente lo è anche di idee, i lunghi (e ben tradotti) periodi di Greenwell sono lineari, lucidi e pieni di sentimento proprio perché non sentimentalisti. Forse il problema è il titolo, che suona proprio male. Ma se di un libro il solo difetto è il titolo, evviva. (Luigi Bolognini, La Repubblica)